Le organizzazioni criminali della mafia foggiana, definita la ‘società’, avevano raggiunto un accordo sul traffico di droga da milioni di euro l’anno di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina. I proventi così realizzati venivano utilizzati sostenere le attività dei clan e le famiglie dei detenuti. È quanto hanno accertato i carabinieri che questa mattina hanno arrestato 82 persone accusate, a vario titolo, di traffico e concorso in spaccio di droga, e associazione finalizzata alla detenzione illegale di armi. A tutti viene contestata l’aggravante del metodo mafioso. Un solo indagato è accusato anche di estorsione. L’ordinanza cautelare è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari di Bari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. L’operazione antimafia – la più importante nel Foggiano – è stata condotta da circa 500 militari dell’Arma dei Carabinieri che hanno eseguito le misure di custodia cautelare nei confronti di 82 persone comprese fra i vertici, affiliati e contigui alla cosiddetta “società foggiana“, il nome con cui si indica la criminalità organizzata mafiosa a Foggia.
Secondo quanto emerso dalle indagini i tre clan Moretti-Pellegrino-Lanza, Sinesi-Francavilla, e Triscuoglio-Prencipe-Tolonese, avevano superato le rivalità per accordarsi sulla gestione univoca del traffico di droga. La ‘società’ avrebbe imposto l’obbligo di immettere nel circuito cittadino cocaina fornita dal cartello al prezzo di 55 euro al grammo, più alto rispetto ai 48 euro applicato da spacciatori che non facevano parte del sodalizio. Il ricavato serviva per rifornire la cassa comune della mafia foggiana e sostenere le famiglie dei detenuti. Tra i destinatari dell’ordinanza cautelare ci sono anche Roberto Russo, detto il colombiano, ucciso a Foggia il 25 marzo dello scorso anno; e Rocco Moretti e Ciro Francavilla, ritenuti elementi di spicco della mafia foggiana.
L’ordinanza non si limita a Foggia e dintorni ma viene eseguita anche in altre regioni d’Italia. Colpiti, stando alle indagini, vertici, affiliati e contigui alle tre batterie che compongono la cosiddetta società foggiana così come viene chiamata la criminalità organizzata mafiosa a Foggia. Molti dei destinatari delle ordinanze sono già detenuti. Tra i reati contestati, il traffico di stupefacenti. Nell’ambito di questa operazione, denominata “game over“, i carabinieri hanno sequestrato armi e droga.
L’inchiesta della Dda di Bari sulla Società Foggiana trae origine dal procedimento relativo all’omicidio di matrice mafiosa di Roberto Tizzano e al ferimento di Roberto Bruno, entrambi ritenuti esponenti di rilievo della batteria “Moretti-Pellegrino-Lanza”, sotto-articolazione dell’organizzazione mafiosa come “Società foggiana”. I due furono colpiti da colpi d’arma da fuoco il pomeriggio del 29 ottobre 2016. “Per questo delitto di mafia sono stati condannati, in via definitiva, Patrizio Villani, Cosimo Damiano Sinesi e Francesco Sinesi, tutti appartenenti alla batteria antagonista Sinesi-Francavilla”, ricorda la Dda di Bari. “Le sentenze hanno accertato che mandante dell’efferata azione era stato Francesco Sinesi, in risposta al tentato omicidio, in data 6 settembre 2016, ai danni di suo padre Roberto Sinesi, capo storico dell’omonima batteria mafiosa”. Il luogo del delitto, bar “All’H24” di Foggia, si è rilevato, a seguito delle indagini compiute, la base operativa centrale del traffico di sostanze stupefacenti.