Mozione di sfiducia per chiedere a Daniela Santanchè di dimettersi da ministra del Turismo. È il documento depositato dal Movimento 5 Stelle al Senato (prima firma Stefano Patuanelli) e che verrà discusso e votato dall’Aula domani in mattinata. Nel testo, oltre a sottolineare la “responsabilità politica” del premier Meloni, vengono denunciate “condotte spregiudicate che non possono essere proprie di un Ministro” e una “tendenza a considerare le regole del mercato e le regole sindacali e previdenziali come orpelli di impaccio alla libertà imprenditoriale”. Per questo motivo e “ferme restando le eventuali responsabilità che verranno in caso accertate nelle sedi opportune”, per il Movimento 5 Stelle “i fatti esposti minano fortemente la credibilità della Ministra e pongono un grave pregiudizio sulle sue capacità di svolgere le delicate funzioni alle quali è chiamata, nonché sull’opportunità della sua permanenza a ricoprire una carica governativa di primo piano e di piena rappresentanza politica”. Quindi servono le dimissioni. Anche perché l’obiettivo dei pentastellati è che “il nostro Paese e le sue istituzioni siano salvaguardate, nel loro prestigio e nella loro dignità, anche attraverso il doveroso principio di ‘onorabilità’ per coloro cui sono affidate funzioni pubbliche. Ne consegue la responsabilità politica anche del Presidente del Consiglio dei ministri – si legge ancora nel testo – che, ai sensi dell’articolo 95 della Costituzione, dirige la politica generale del Governo”. Il Partito democratico e Alleanza Verdi-Sinistra sosterranno la mozione dei pentastellati, mentre Azione e Italia viva hanno deciso di non partecipare al voto.
Nel testo, inoltre, si ricostruisce tutta la vicenda che ha riguardato la titolare del Turismo e la sua attività di imprenditrice, a partire dai “contenuti delle inchieste giornalistiche che hanno coinvolto l’esponente di Fdi già dal novembre 2022” e sottolineando che nel “2011 la ministra, che all’epoca dei fatti ricopriva la carica di senatrice e di sottosegretario, partecipa all’acquisizione del gruppo Ki Group S.p.A., attivo nella distribuzione dell’alimentare biologico”. Successivamente i pentastellati ricordano che “dal 2019 i bilanci della società vengono sistematicamente bocciati dalla società di revisione, mentre i crediti dei fornitori vengono trasferiti alla neonata Ki Group S.r.l.. Alla chiusura del bilancio del 2021, dopo soli 2 anni di attività – si legge -, il debito nei confronti dei fornitori ammonta già a oltre 3 milioni di euro”. E ancora: “Le testimonianze degli ex dipendenti di Ki Group sono desolanti: l’ammontare complessivo delle liquidazioni che devono essere ancora pagate è di circa 800mila euro e sono centinaia i dipendenti che aspettano ancora il versamento del trattamento di fine rapporto”.
Fari puntati anche sulle “irregolarità e operazioni finanziarie fumose anche nella gestione di un’altra delle società di cui è socia la ministra, la Visibilia editore S.p.A., proprietaria di numerose riviste”. “Anche in questo caso, i bilanci sono in costante passivo e anche in questo caso viene sottolineata la prassi già adottata di celare le perdite mediante la costituzione di nuove società, con operazioni finanziarie spregiudicate e artifizi contabili” scrive il M5s. “Nel 2017 – continua la mozione – vengono licenziati tutti i dipendenti dei giornali che fanno capo a Visibilia editore che, nel 2019, per far fronte a una grave crisi di liquidità, ottiene un prestito di circa 3 milioni di euro da una società di investimento degli Emirati Arabi, la Negma”, arrivando a “plusvalenze ottenute da Negma sproporzionate rispetto al prestito erogato”.