Più che i tuoni e il vento della notte sono i clacson, poco dopo l’alba, a svegliarlo. Sua moglie è già in piedi, fa avanti e indietro per la casa.

“Hai sentito? Sembrava venisse giù il cielo”.

“È solo un po’ d’acqua – le risponde – mica siamo fatti di zucchero”.

È in anticipo. Sorseggia il caffè e scorre le notizie sul telefono. “Ma guarda ‘sti imbecilli…”.

“Cosa hai detto?”.

“No, dicevo… stavo leggendo di ‘sta gente che ieri ha bloccato di nuovo il traffico, in tangenziale. A lavorare, a calci in culo a lavorare li manderei”.

Reagisce sempre così. Dai blocchi stradali alle statue imbrattate, dai cortei alle dimostrazioni nei musei, la sua reazione nei loro confronti è sempre “a calci in culo a lavorare”. Altre due notizie, un’occhiata alle mail. È ora di uscire.

Fuori c’è una fila di macchine. È un fatto insolito: il suo palazzo dà su una via poco trafficata. Di nuovo i clacson. Per terra pozze d’acqua, rami, foglie. All’incrocio è venuto giù il cartello della segnaletica verticale: si paga dalle 8 alle 19, da lunedì a sabato. Svolta l’angolo. A destra la strada è bloccata da un grosso ippocastano steso sull’asfalto e le auto sono costrette a fare il giro dell’isolato, in senso inverso. Affretta il passo verso la propria macchina. Una betulla ha rovesciato un motorino, un altro albero ha sfondato il parabrezza di un suv. Si mette quasi a correre. La sua auto è salva. “Eh, certo che se non fanno la potatura, gli alberi vengono giù, prima o poi”. Si tranquillizza.

Avvia il motore, parte. C’è la polizia locale un po’ dappertutto, i vigili del fuoco. Bus e tram sono fermi. Sbuffa: impiegherà un po’ di più dei soliti dieci minuti per arrivare al lavoro. “Bisogna fare la manutenzione, agli alberi, non basta mica piantarli per farsi belli e poi lasciarli lì” dice ad alta voce, “guarda che roba”.

Parcheggia, la strada sotto l’ufficio è deserta. Sale, non c’è nessuno. Butta di nuovo un occhio al telefono. Le testate online titolano: “Italia divisa in due: tempeste al Nord e incendi al Sud”. Posa il telefono sulla scrivania e lo allontana: “L’Italia è sempre stata divisa in due” pensa. Intanto i colleghi arrivano alla spicciolata, tutti in ritardo. C’è chi viene da fuori Milano: ci sono stati problemi alle linee ferroviarie, rallentamenti lungo le tangenziali, lungo le strade più interne.

“Beh, allora? Non si lavora oggi?”, domanda.

“Non so se hai visto cos’è successo…”.

“Un po’ d’acqua – risponde – è scesa un po’ d’acqua”.

“Sì, ma una cosa così, a Milano, non s’è mai vista”.

“Ma smettetela. Da che mondo è mondo in estate ci sono i temporali. Certo, se poi il Comune non pota gli alberi, questi sono i risultati”.

Discorso chiuso. No, ancora no. “E volete sapere una cosa? D’estate, sì, d’estate, fa anche caldo. Da sempre”.

Discorso chiuso. E ora: a lavorare.

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