“Sì, sono io, Christian Riganò, nella vita so fare due cose: i gol e il muratore“: così l’ex bomber della Fiorentina reagisce allo stupore dei giornalisti de Il Corriere della Sera che lo intercettano in un cantiere di Firenze vicino al Ponte Vecchio. “Dopo aver smesso di giocare, sono tornato a fare il mio mestiere: mi piace e ne vado orgoglioso” racconta Riganò, ex bomber di un calcio che oggi non c’è più, 300 gol in 520 partite in totale. Ha militato in tutte le categorie, dalla quarta divisione fino alla Serie A con la Fiorentina quando ha ha esordito nel settembre del 2004 stringendo la mano a Francesco Totti. “Un momento allo stesso tempo magico e drammatico” per lui, visto l’infortunio che lo ha costretto ad uscire dopo soli venti minuti di gioco. Nel 2006 poi, al Messina, chiude la stagione con 19 gol in 26 partite, terzo cannoniere del torneo dopo il campione del mondo Totti e Lucarelli, ma la chiamata in Nazionale del ct Roberto Donadoni non è mai arrivata e “ancora non si spiega il perché”.
Riganò, figlio di pescatore e quinto di sette fratelli maschi, era un attaccante molto alto e possente, capace di fare gol in ogni modo possibile e con un fiuto pazzesco per lo spazio in area di rigore. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo nel 2015 in maniera definitiva ha pensato anche di allenare, ma non è arrivata ancora l’occasione giusta. “Ho preso due patentini per allenare. Amo il calcio, ma si vede che non sono adatto per quello di oggi, fatto principalmente di sponsor, non accetto compromessi. Certo, se poi arrivasse la chiamata giusta sarei pronto a tornare in panchina” spiega l’ex Fiorentina. Poi un chiarimento sul suo lavoro attuale: “E ora lei mi chiederà che ci faccio qui, giusto?”. “Non avendo avuto chiamate per allenare sono tornato a fare il mio lavoro” spiega. Poi aggiunge: “Sì, ho guadagnato bene e ne sono felice. Nella mia intera carriera, però, ho incassato quanto molti giocatori di media fascia oggi guadagnano in due tre mesi. Così, poi, bisogna tornare a lavorare”. Al Campo di Marte di Firenze dove vive, stimato e rispettato da tutti, lui resterà per sempre bomber Riganò. Come recita una famosa scritta su un muro, di cui va profondamente orgoglioso: “Dio perdona, Riga-no!”.