Solitamente una conferenza stampa prima di una partita di calcio ai Mondiali è dedicata a domande sulla formazioni, sulla tattica, su obiettivi e aspirazioni. Certo, può esserci spazio per qualche quesito di natura politica o sociale, in casi eccezionali. Ma non si è mai visto un giornalista chiedere a un giocatore quanti suoi compagni di squadra sono gay. Invece è successo ai Mondiali femminili in corso in Australia e Nuova Zelanda: “In Marocco le relazioni omosessuali sono illegali: avete giocatrici lesbiche in squadra? Com’è la loro vita in patria?”, ha chiesto un cronista della Bbc alla capitana della squadra, Ghiziane Chebbak.
Una domanda inadeguata che è diventata un caso. Chebbak ha evitato di rispondere, è intervenuta la Fifa che vieta domande a sfondo politico. L’ex leggenda del tennis Martina Navratilova ha commentato su Twitter: “Non posso credere che ci siano ancora in giro ca…oni che fanno domande così sceme“. La stessa Bbc poi si è scusata, anche se in molti hanno giudicato la reazione tardiva. L’emittente inglese ha riconosciuto che si è trattato di una domanda inopportuna e ha espresso l’auspicio che non ci sia conseguenze per le calciatrici del Marocco.
La domanda infatti era sbagliata per almeno tre ragioni. La prima: andava a violare la sfera privata delle atlete. La seconda: metteva a rischio la carriera delle calciatrici, visto che appunto in Marocco il codice penale prevede fino a tre anni di carcere per “devianza sessuale”. La terza ragione è tuttavia altrettanto importante: c’erano molte altre questioni fondamentali da porre a Chebbak. Sia riguardanti il campo (al debutto il Marocco ha perso 6 a 0 con la Germania), sia riguardanti il contesto: per la prima volta la squadra femminile del Marocco partecipa a un Mondiale. Un evento per un Paese islamico del Nordafrica, una piccola rivoluzione. Invece il reporter ha preferito buttare lì una domanda su un tema privato e sensibile. Un quesito che non è mai stato posto a un calciatore maschio.