Non ci sono prove “né nuove, né decisive” e “non ci sono gli elementi, i requisiti e i presupposti per la revisione”. Eppure la Procura generale di Milano ha trasmesso oggi alla Corte d’appello di Brescia l’atto con cui il sostituto pg Cuno Tarfusser ha proposto di riaprire il processo per la strage di Erba ritenendo i due imputati Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all’ergastolo, innocenti. Una controversa incursione in un processo definito che ha provocato non poche polemiche. La Procuratrice generale, Francesca Nanni, ha però depositato anche un parere ai giudici bresciani nel quale spiega che quell’istanza di Tarfusser è inammissibile perché viene da un soggetto “non legittimato”, e infondata nel merito appunto perché mancano presupposti e nuove prove decisive per una revisione del caso. Sarà comunque ora la corte bresciana a dover valutare sia l’ammissibilità dell’istanza che semmai il merito.

La Procura generale, che sembrava orientata giorni fa a non inoltrate l’atto di Tarfusser (è sotto procedimento disciplinare per le modalità di presentazione della sua istanza), ha ritenuto, però, che il fatto che il sostituto pg abbia depositato quella richiesta alla segreteria della Procura generale a fine marzo abbia “dato impulso ad un procedimento che deve essere concluso nella sede competente”. “Quelli che temevano che questa istanza non fosse valutata avevano torto – ha spiegato Nanni -. Su entrambe le questioni, ossia l’ammissibilità e il merito, si esprimerà ora la Corte d’Appello di Brescia”. La difesa di Olindo e Rosa, che ha sempre annunciato una sua istanza di revisione a Brescia, potrà ora, dunque, depositarla, poiché i legali stava attendendo che venisse mandata quella di Tarfusser che nutre dubbi sulla colpevolezza dei due imputati. La mattanza dell’11 dicembre 2006 avvenuta nella corte di via Diaz nella cittadina in provincia di Como è tutt’altro che oscura o dubbia. Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini furono trucidati da Rosa Bazzi e Olindo Romano, i vicini di casa che mal sopportavano la famiglia considerata rumorosa e con cui avevano una causa civile in corso. La strage, come ricordava il procuratore di Como in una nota, fu confessata “fino al più atroce particolare”. Elementi che non potevano essere che noti gli assassini.

Le confessioni di Olindo e Rosa sulla strage di Erba, nella quale sono morti nel dicembre 2006 Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk di 2 anni, la nonna del piccolo Paola Galli e una vicina di casa, Valeria Cherubini, sono state già ampiamente valutate nelle sentenze, non ultima quella di Cassazione, che li hanno condannati all’ergastolo. Così come ha già retto al vaglio di tutti i giudizi il riconoscimento di Olindo da parte di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla carneficina e morto poi nel 2014. Così, in sintesi, nella relazione della procuratrice generale Francesca Nanni e dell’avvocato generale Lucilla Tontodonati i vertici della Procura generale milanese spiegano che nella richiesta di revisione di Tarfusser, mandata a Brescia, “non ci sono quelle nuove prove decisive” e che non si può si sostenere nemmeno, come ha fatto il sostituto pg, una “falsità in atti” di alcune prove, come la macchia di sangue di Valeria Cherubini sul battitacco dell’auto dei coniugi. Per la pg Nanni “le prove” portate da Tarfusser “non sono nuove, né decisive” e anche la “falsità deve essere dimostrata e deve essere decisiva e anche questo aspetto non sussiste”. Nanni ha chiarito che è servito del tempo, prima di decidere cosa fare con l’istanza di Tarfusser, perché si tratta comunque di un “caso complesso e delicatissimo“. Nella relazione mandata ai giudici bresciani vengono prese “in considerazione tutte le sentenze e la tenuta di vari elementi, come le confessioni e la deposizione di Frigerio”.

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