Quelli che mi seguono sanno del mio debole per i radical chic, gli snob e tutte le persone che hanno la puzza sotto il naso, trovo adorabile e deliziosa questa categorie di persone, sempre che abbiano i requisiti per esserlo, Alain Elkann ha di certo tutte le carte in regola per esserlo: figlio di un banchiere, industriale e rabbino, marito di Margherita Agnelli e padre di John e Lapo, chi se non lui ha il diritto allo snobismo? Intendo lo snobismo come nobiltà d’animo ovviamente, nel senso che non si può non disprezzare chi urlacchia in un treno, creando disturbo in chi vuole godersi Proust, si tratta di inciviltà e va sanzionata almeno moralmente. Non è classismo (i figli degli operai non viaggiano in prima classe) ma amore per il bello, l’educazione, il rispetto dell’altro e la cultura.

Erano di certo figli di arricchiti che tra di loro si chiamano “raga” e vanno in giro vestiti come quelli del Grande Fratello (il loro riferimento culturale più vicino) e fanno dell’outfit la loro religione. A teatro ci si toglie il cappello, al cinema si spengono i cellulari, in chiesa si deve mantenere un atteggiamento consono alla sacalità del luogo. Invece siamo circondati da mostri, da nemici, da “lanzichenecchi” per l’appunto. Quante volte avrei voluto strozzare chi risponde al cellulare durante la proiezione di un film in sala!

Quindi Alain Elkann ha profondamente ragione a lamentarsi dell’inciviltà dei passeggeri presenti sul treno verso Foggia.

Fatta questa necessaria premessa, però devo fare un appunto al delizioso Alain: se fossi stato nei suoi panni firmati, avrei lasciato perdere Proust e mi sarei messo a indagare i volti degli urlatori-disturbatori, non con freddo spirito da entomologo, ma con pietas, per non restare chiuso in me stesso, nei miei rituali, ma aperto, aperto anche all’orrore dell’ignoranza e della maleducazione. Non bisogna mai perdere la speranza, magari tra quella informe marmaglia anonima, già sepolta nella fossa comune del conformismo, già morti e proprio per questo chiassosi e senza armonia, magari poteva celarsi una sorpresa, come capitò a me alcuni anni fa in una discoteca.

Fui trascinato in questi luoghi spaccatimpani di malavoglia da un amico, mi guardavo attorno con sgomento, nessuno aveva un proprio stile, erano tutti comuni, uguali, stereotipati, provai un senso di orrore, fui colto da un attacco di panico sociologico e cercai l’uscita come un uomo che si sente annegare, mi timbrarono come si timbra il bestiame, sia per entrare che per uscire, ma una volta all’aperto, fui incuriosito da un gruppo di ragazzi che stava chiacchierando, uno di loro mi notò, forse per via del panama, si avvicinò quasi barcollando, evidentemente alticcio, mi fissò e poi mi chiese: “Ma anche a te piace Pisistrato? Io amo Pisistrato“.

Bene, io ho fatto il liceo classico e ho studiato Filosofia, ma sul momento ricordavo poco e niente di Pisistrato, maledizione. Quando c’è da essere umili ci si mette in ascolto e gli chiesi di spiegarmi questo suo amore, e così fece quel bellissimo ragazzo ubriaco. Tornai a casa a notte fonda, accesi il computer e iniziai a fare una ricerca approfondita su Pisistrato. Chi l’avrebbe detto? In quella discotecaccia rumorosa dove si timbrano i giovani come bestiame, ad aspettarmi c’era un ragazzo innamorato di Pisistrato.

Quindi, chiedo al delizioso e raffinato Alain Elkann: lei è proprio sicuro che non ci fosse un Pisistrato anche tra quei maleducati lanzichenecchi? Nella vita non si sa mai, lo snobismo è bello perché è una manifestazione di raffinatezza spirituale, perché il gusto è fatto necessariamente di mille disgusti, ma la curiosità è ancora più bella perché si misura con la nostra apertura mentale, con la nostra capacità di andare oltre le apparenze, anche le più odiose, e se fossi stato in lei mi sarei avvicinato, lasciando Marcel sul sedile e avrei detto sommessamente “Forza Juve”. Nella vita ci vuole anche coraggio, anzi, pare che sia l’unico modo per essere felici.

Mi tolga una curiosità? Perché Foggia? Moravia diceva che era la città più brutta d’Italia (Moravia, non io!), Alain, Alain, diamoci appuntamento in Costa, Smeralda ovviamente, lasciamo perdere la pur lodevole Foggia, e tra uno yacht e una barca a vela godiamoci il nostro amato Marcel Proust; un’ultima domanda: ma lei tra La Maddalena (arcipelago) e la madeleine proustiana… che cosa sceglie? Se proprio fosse costretto a scegliere… un caro saluto da un suo fervido ammiratore!

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