di Gionata Borin
Il violento, scomposto ed imbarazzante attacco di Matteo Salvini nei confronti di don Luigi Ciotti, per le critiche mosse dal presidente di Libera nei confronti del governo, su vari temi quali il Ponte sullo Stretto, l’autonomia differenziata o il tentativo di depotenziare, con la loro messa in discussione, alcuni pilastri legislativi fondamentali nel contrasto alle mafie e ai reati contro la Pubblica Amministrazione come l’abuso d’ufficio, le intercettazioni e il concorso esterno in associazione mafiosa; non sono solo un modo per spostare l’attenzione mediatica dall’inconsistente, inconcludente e dannoso lavoro che Salvini sta portando avanti come ministro delle Infrastrutture.
No, sarebbe troppo semplicistico ridurre il tutto a quel tentativo di distrazione di massa di cui comunque il segretario leghista è maestro: spostare il discorso su finti problemi, per mascherare la propria inettitudine ad affrontare quelli reali.
L’attacco di Salvini è anche rivolto verso quel mondo che la persona di don Ciotti rappresenta dal punto di vista politico e sociale: quello di stare in prima linea dalla parte degli ultimi, dei più deboli, degli emarginati, dei disperati. Nell’aiuto ai tossicodipendenti. Quello del diffondere una cultura della legalità e della giustizia sociale che faccia da argine e contrasto alle mafie, alla corruzione ed a quei sistemi e metodi clientelari che impoveriscono il nostro Paese.
Ecco, di tutto questo Salvini ne è l’antitesi: una politica gridata e muscolare, forte con i deboli e debole con i forti. La sua è una politica dell’emarginazione, del pugno di ferro contro i disperati in mare o che colpevolizza i poveri che fanno fatica a sopravvivere; una politica che strizza l’occhio agli evasori con l’inveroconda “pace fiscale”; che rischia di favorire mafie e corruttori con un codice degli appalti da lui fortemente voluto, il quale di fatto azzera i controlli preventivi; che con i suoi passati decreti sicurezza, ha contribuito ad ingrassare quelle sacche di manodopera in favore di caporali e sfruttatori.
Come ha già sottolineato in passato il direttore del Fatto Quotidiano – Marco Travaglio – quella di questo governo (quindi anche di Salvini) è una politica chiara: togliere ai poveri per dare ai ladri.
Questa è la differenza sostanziale tra il Cazzaro Verde ed un patrimonio come don Luigi Ciotti.