Giorgia Meloni vola a Washington per un bilaterale atteso da tempo con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. I punti sul tavolo della discussione sono tanti ma, come riporta il Washington Post, Russia, Nord Africa e soprattutto Cina saranno gli argomenti cardine del loro incontro. Da quando Meloni è al potere non ha mai lasciato dubbi a Washington sulla collocazione internazionale dell’Italia e la sua fedeltà al Patto Atlantico. Un dato che si è prima osservato con la linea di politica estera mantenuta fino ad ora sulla crisi ucraina e poi negli ultimi mesi anche nella postura internazionale assunta dall’Italia nei confronti della Cina. Questo stato di cose negli Usa è noto e apprezzato, tanto che il Washington Post ha definito l’invito di Biden esteso a Meloni come “l’ennesima conferma della sua credibilità internazionale“. Nei giorni scorsi poi, sull’Atlantic Council, un think thank che promuove gli interessi euroatlantici e la guida statunitense nel mondo, è apparso un approfondimento sulla relazione politica fra l’amministrazione Biden e il governo italiano, definiti come “più vicini di quanto si pensi”. E anche il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha dichiarato che “il presidente Biden non vede l’ora di incontrare la premier Giorgia Meloni”, sottolineando “i forti legami tra Stati Uniti e Italia”.
La stessa Meloni, al termine della Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni, ha confermato che “il tema dei rapporti con la Cina è uno di quelli che si discutono ampiamente in ambito G7 e potrà sicuramente essere oggetto del nostro confronto” senza però dare per scontato che si arriverà ad una conclusione netta sulla questione della posizione italiana nei confronti della Via della Seta. Secondo molti osservatori, il punto cruciale del confronto si consumerà proprio sull’iniziativa quasi decennale di Pechino e, già in questa sede, Meloni potrà confermare a Biden l’intenzione dell’Italia di non lasciare che l’accordo con la Cina si rinnovi automaticamente nel marzo del 2024. L’Italia ha sottoscritto un Memorandum of Understanding con Pechino sulla Via della Seta nel 2019 sotto il governo Conte I e, ad oggi, rimane il solo Paese del G7 che è ancora partner del progetto. La decisione italiana era già stata definita da Washington come “un grosso errore” e ora il governo Meloni avrebbe la possibilità di ritirarsi dal piano infrastrutturale. Washington non ha mancato di sottolineare la propria posizione anche in vista dell’incontro: “Sarà l’Italia a decidere se e quando lasciare la Via della Seta – ha detto Kirby – chiaro che sempre più Paesi nel mondo sono arrivati alla conclusione che gli accordi con la Cina sono pericolosi“.
Secondo gli accordi, il Memorandum fra le parti si rinnova in maniera automatica ogni cinque anni, salvo che una delle due non decida autonomamente di recedere. Nel corso di questi anni, molte critiche sono piovute sul progetto di penetrazione commerciale e sviluppo infrastrutturale promosso dal Dragone sostenendo l’inefficacia economica per il tornaconto italiano. È stato più volte sostenuto un disequilibrio che intercorre fra Italia e Cina sotto il piano degli scambi commerciali. Alcune indiscrezioni fornite da Bloomberg nei mesi scorsi hanno poi fatto intendere che Meloni si è già resa disponibile, nell’ambito di un incontro con una delegazione parlamentare statunitense a Roma, a non rinnovare l’accordo con la Cina e il suo viaggio a Washington potrebbe essere l’occasione per avanzare delle richieste di sostegno e garanzia economica agli Usa per compensare le perdite e i rischi che l’Italia correrebbe con un eventuale abbandono del progetto.
Alcuni esponenti della Repubblica popolare cinese, fra cui l’ambasciatore in Italia Jia Guide e il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Mao Ning, hanno criticato l’approccio tenuto dai media europei sulla Via della Seta, ribadendo che i vantaggi per i partner che hanno aderito al Memorandum si strutturano in un’ottica di reciprocità. In un’intervista al quotidiano cinese Global Times, l’ambasciatore Guide ha dichiarato che “la cooperazione pratica e i risultati visibili nel quadro della Belt and Road Initiative (Bri) proposta dalla Cina continuano ad aumentare. Definirli come inutili è un’operazione priva di fondamento, poiché i fatti parlano da soli”, aggiungendo poi che l’accordo sulla Via della Seta è “vantaggioso per tutti” e ha “aumentato le esportazioni in un’ottica strategica per le relazioni fra Italia e Cina”. Mao Ning, nel corso di una conferenza stampa, ha invece detto che “la cooperazione Cina-Italia sta registrando risultati reciprocamente vantaggiosi in una serie di settori ed è nell’interesse di entrambe le parti sfruttare ulteriormente il potenziale della nostra cooperazione Belt and Road”.
Non è chiaro quindi quando e come l’Italia si ritirerà dal programma della Via della Seta e quali rassicurazioni potrebbe chiedere Meloni in merito, ma ciò che sembra non destare alcun dubbio è il fatto che le relazioni con la Cina siano in discussione ancora prima dell’incontro che avrà luogo nella capitale degli Stati Uniti. Il tutto senza conoscere e poter prevedere le conseguenze di tale decisione.