La proposta di legge delle opposizioni unite (tranne Italia viva) sul salario minimo è arrivata in Aula a Montecitorio. E il centrodestra, come annunciato dal capogruppo Fdi Tommaso Foti, ha chiesto la sospensiva fino al 29 settembre della pdl: la proposta sarà votata la settimana prossima. A dare segnali di apertura, nei giorni scorsi, era stata la stessa premier Giorgia Meloni. Segnali a cui è seguito il non-voto sull’emendamento soppressivo della stessa maggioranza in commissione Lavoro alla Camera e quindi l’arrivo in Aula della pdl senza relatore. Il rinvio, dal punto di vista dell’esecutivo, è un modo per andare incontro alle richieste delle opposizioni. Ma Pd, M5s e Avs denunciano lo stallo del governo e “il tatticismo” di prendere tempo per “non decidere”. Per i dem si tratta di un modo per affossare la proposta di legge: “Equivale a dire ‘non se ne fa niente'”, ha dichiarato il capogruppo Pd Arturo Scotto. Poi fonti del Nazareno hanno confermato che nessuno crede davvero alla mano tesa del governo: “Stanno puntando a perdere tempo, vogliono farla uscire dal dibattito pubblico ai danni di chi lavora con un salario che non gli permette di arrivare a fine mese”. Intanto il M5s ha protestato perché in Aula c’erano “appena 7 deputati del centrodestra”: “Uno sfregio a tante lavoratrici e lavoratori”, hanno dichiarato. Il leader Giuseppe Conte, nel corso di una conferenza stampa, ha dichiarato: “Se la presidente Meloni invita le opposizioni a un confronto noi non ci sottrarremo”. Al momento però, non esiste questa opzione. “Per noi c’è l’urgenza di provvedere per 4 milioni di lavoratori sottopagati, per la maggioranza l’urgenza è andare in vacanza”, ha detto.
La maggioranza prende tempo – La mediazione raggiunta prevede quindi un rinvio a dopo la pausa estiva. Al momento però, non è stato promesso molto di più. A ufficializzare la proposta a Montecitorio è stato il capogruppo Fdi Tommaso Foti: “Chiediamo un rinvio di 60 giorni“, ha detto. “Abbiamo depositato come centrodestra unito una sospensiva che non butta la palla chissà dove, per poter avere lo stesso tempo diviso in quattro che avete avuto voi per formulare una proposta unitaria”. Il deputato ha rivendicato di voler aprire un confronto con le opposizioni, ma al tempo stesso ne ha attaccato le proposte: “Potevano votare di un emendamento abrogativo in commissione e poi presentare una nostra proposta di legge di maggioranza che entro settembre veniva in Aula. Non lo abbiamo fatto anche potendolo perché abbiamo rispetto di chi ci chiede il confronto. Confronto che non vuol dire compromesso o accordo per forza, ma la possibilità di trovare elementi di sintesi. Pensiamo di aver fatto bene. Siamo certi che voterete contro la sospensiva, ma non si dica che non si vuole affrontare il tema. Si dica che volevate imporre una soluzione. Un confronto lo accettiamo e lo vogliamo, non pretendiamo di far prevalere una logica dei numeri nel senso di cancellare la vostra proposta di legge come tante volte voi avete fatto nella scorsa legislatura”. In apertura dei lavori aveva preso la parole il presidente della commissione Lavoro di Fratelli d’Italia Walter Rizzetto: “Come maggioranza stiamo lavorando per perfezionare le nostre proposte”, ha garantito. “Il tema dei salari è nella nostra agenda politica. A mio avviso la strada da percorrere dovrebbe essere quella dell’obbligo di estensione dei contratti collettivi nazionali maggiormente applicati a tutti i settori, con un focus sulle gare alla migliore offerta anche e non solo nell’alveo della Pubblica Amministrazione oltre che alla detassazione dei premi produttività”. E ha chiuso attaccando le opposizioni: “Sul salario minimo, misura proposta dalle opposizioni, non capisco come mai in 10 anni i ministri del lavoro del centrosinistra come Giuliano Poletti, Enrico Giovannini, Andrea Orlando, Nunzia Catalfo e Luigi Di Maio non hanno mai calendarizzato il tema, non sono praticamente intervenuti su questa materia. Quindi alla sinistra e ai 5 Stelle le idee vengono quando non governano”.
Il fronte delle opposizioni chiede il confronto immediato – Le opposizioni hanno accolto come una vittoria il fatto che il governo non abbia votato per la soppressione, ma sono scettiche sulla decisione di spostare ancora in avanti la discussione sui salari. “Se la destra vuole una sospensiva”, ha detto in Aula il capogruppo dem in commissione Lavoro Arturo Scotto, “è solo perché è in difficoltà nel rapporto con il Paese. Si è creato un corto circuito tra loro e il mondo reale. Ma la realtà morde, soprattutto in un’Italia che soffre di crescita limitata e socialmente non equilibrata e dove i tribunali sentenziano che non possono esserci contratti con retribuzioni sotto la soglia della dignità”. E ha chiuso: “Se volete confrontarvi, avete i nostri numeri di telefono. Non scegliete la strada di rinviare il provvedimento. Noi pronti a discutere in Aula anche ad agosto”. Il collega del M5s Davide Aiello, parlando durante il dibattito, si è invece rivolto al Carroccio: “Il programma della Lega del 2018 introduceva, a pagina 10, come primo punto del programma sul lavoro il salario minimo, quindi chiedo loro chi è che ha cambiato idea? La Lega tra l’altro non c’è, è assente, ennesima ipocrisia. C’è il sottosegretario Durigon, che ringrazio, magari può andare a rinfrescarsi la memoria e andarsi a leggere, anche se è diventato di moda non leggere, il programma. Almeno i vostri programmi, vi consiglio di leggerli”. Il capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra in commissione Lavoro Franco Mari è intervenuto per difendere la proposta di legge delle opposizioni: “La nostra proposta di un salario minimo per legge”, ha dichiarato, “spingerebbe in alto i redditi di tutti, come avviene in tutta Europa, in particolare migliorerebbe le condizioni di almeno il 20% dei lavoratori: perché ben 4 milioni di persone percepiscono meno di 9 euro l’ora. Inoltre, aiuterebbe le situazioni più fragili in cui non c’è la contrattazione. Ma la destra, e i ceti sociali che rappresenta, teme la giustizia sociale, teme la crescita di tutti i salari. Per questo noi vogliamo un salario minimo per legge, mentre la destra, con la sua proposta, vuole fissare per legge il lavoro povero”.