Un programma dichiarato fuori dal palinsesto, nonostante fosse stato già registrato. A restare fuori dalla trasmissione nel servizio pubblico sono le quattro puntate del programma Insider di Roberto Saviano, che sarebbero dovute andare in onda a novembre, e che invece sono state depennate. Ma, per il consigliere di amministrazione Rai eletto dai dipendenti di Viale Mazzini Riccardo Laganà, si tratta di una decisione del tutto ingiustificata. “Non capisco cosa ci sia di ‘aziendale‘ nella scelta di non mandare in onda un programma già registrato che parla di mafia, criminalità organizzata attraverso pentiti e testimoni di giustizia – ha detto facendo riferimento alla puntualizzazione dell’ad Sergio, che ha chiarito che la scelta fosse motivata da ragioni aziendali e non politiche -. A chi giova non trasmettere un programma già realizzato? Quali sarebbero le specifiche norme del codice etico che si ritengono violate nel contenuto del programma cancellato?”, si domanda. Il riferimento al “codice etico” lo aveva fatto Saviano stesso una volta saputo dell’eliminazione dai palinsesti. “È chiaramente una decisione politica – aveva commentato lo scrittore -. Hanno elaborato un codice etico che risponde ai desiderata di chi – Salvini – nel 2015 scriveva: ‘Cedo due Mattarella per mezzo Putin‘”.
Il pensiero di Laganà va poi “al disappunto dei parenti delle vittime di mafia, giornalisti minacciati, ma anche delle forze dell’ordine che tra le righe di quella trasmissione avrebbero avuto l’attenzione che il servizio pubblico deve sempre porre ad argomenti come questi. Il tema della trasmissione Insider, che ha fatto buoni ascolti nella passata stagione, rispetta i canoni del servizio pubblico, ci sta perfettamente dentro, ed è un errore non poterne fruire per via di pressioni politiche che hanno tentato, riuscendoci evidentemente, di mettere sullo stesso piano parole inaccettabili verso una ragazza che ha denunciato una violenza sessuale e quelle di Saviano che si è rifatto a citazioni letterarie delle opere di Salvemini per criticare, anche aspramente, un ministro. Ribadisco dunque che non si comprende come le valutazioni di oggi possano impattare su un chiaro programma di servizio pubblico registrato tempo fa”. Poi Laganà conclude: “Spiace molto per la decisione, spiace per il servizio pubblico, spiace perché della mafia si parla sempre troppo poco e con fatica, spiace per tutte le persone sotto scorta che con coraggio combattono le mafie”.
Le polemiche con Salvini e il programma – A innescare l’ennesima scintilla tra Saviano e il ministro delle Infrastrutture Salvini, qualche giorno fa, un tweet dello scrittore sulla candidatura di Carola Rackete alle Europee: uno scontro social che ha portato il leader leghista a minacciare querela e gli esponenti della destra di governo a chiedere l’allontanamento dell’autore da Viale Mazzini, in nome del ‘metodo Facci’, con la cancellazione della striscia del giornalista e polemista prevista su Rai2 dopo alcuni giudizi sulla giovane accusatrice di La Russa Jr. Le quattro puntate di Insider, già registrate (“ci stiamo lavorando da oltre un anno. Non solo io, ma una redazione composta perlopiù da donne e coordinata da una donna”) avrebbero parlato di “Don Peppe Diana, sacerdote ucciso dal clan dei casalesi; dei collaboratori di giustizia che hanno permesso di svelare importanti rapporti tra mafia e politica e tra mafia e imprenditoria e dei giornalisti perseguitati, tra loro Rosaria Capacchione ed Enzo Palmesano“. “Impossibile” portare il programma altrove: “Appartiene alla Rai, dove non c’è più spazio per fare antimafia”, spiega Saviano, che non vuole considerarsi un epurato: “È una brutta parola: se io sono un epurato questo governo e questa Rai godono di pessima salute”.