In poco più di 6 mesi un totale di 901 corpi di migranti morti in mare. È il numero che racconta la portata della strage in corso in Tunisia. Dall’inizio dell’anno al 20 luglio le autorità hanno recuperato al largo delle coste del Paese un totale di 901 cadaveri. Il dato è stato riferito in Parlamento dal ministro dell’Interno tunisino, Kamel Feki, precisando che tra le vittime ci sono 36 cittadini tunisini e 267 migranti stranieri, mentre non è stato possibile identificare il resto dei cadaveri. Secondo il ministro la maggior parte delle barche che trasportavano questi migranti erano partite dalla costa della città meridionale di Sfax.
“Le operazioni per contrastare il fenomeno delle migrazioni illegali via terra e via mare hanno mostrato un aumento del 244% dei migranti stranieri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”, ha detto ancora il ministro, secondo il quale sono “decuplicate le operazioni di soccorso degli stranieri che hanno tentato di varcare le frontiere marittime e terrestri, in tutto 15.327“. Feki però ha assicurato che “l’impegno per la sicurezza avrà un impatto significativo sul calo del numero di migranti stranieri nei prossimi giorni, attraverso politiche di sicurezza, controllo delle frontiere terrestri e chiusura di rotte illegali per limitare l’aumento dei migranti subsahariani che intendono fermarsi in Tunisia o partire verso le coste europee“.
È anche la speranza del governo italiano: per Giorgia Meloni il dossier Tunisia è infatti sempre in cima alla lista degli impegni internazionali. La premier in visita alla Casa Bianca chiederà al presidente Usa Joe Biden di sostenere il nuovo approccio nei confronti dei Paesi di partenza e di transito dei migranti, che ha portato anche al recente accordo tra Ue e Tunisia, per ora rimasto su carta. Un dossier quest’ultimo su cui senza disponibilità di Kais Saied ad aprire alle riforme difficilmente la premier potrà tuttavia trovare la sponda, pure cercata, degli Usa per sbloccare il prestito del Fondo monetario internazionale. E senza i soldi, l’intesa non porterà a nulla di concreto.