Scienza

Da importate a epidemiche: la tropicalizzazione del clima apre le porte a nuove malattie infettive. Gli scienziati: “Rischio concreto”

Altro che effetto farfalla, la prospettiva è un drammatico effetto zanzara. La crisi climatica – che sta così duramente colpendo il nostro paese in questi giorni – potrebbe portare in Europa e in Italia un ulteriore danno collaterale a lungo termine: malattie infettive che non sono propriamente del clima mediterraneo come West Nile, Dengue, Chikungunya e persino Zyka. Infezioni già presenti che però rischiano di diventare epidemiche. La tropicalizzazione del clima, con gli inverni tiepidi o addirittura caldi (si pensi all’ultimo che abbiamo vissuto nel nostro paese) e la primavera anomala hanno già iniziato a far aumentare i casi. Ed è notizia dei giorni scorsi la conferma di casi di Dengue a Jesi e Parma.

C’è anche un allarme dell’Oms perché i casi nel mondo potrebbero raggiungere livelli record in parte proprio a causa del riscaldamento globale che favorisce le zanzare che diffondono il virus. Per l’Organizzazione mondiale della sanità circa la metà della popolazione mondiale è ora a rischio: i tassi di Dengue – che nei casi più gravi porta a emorragie e danni neurologici – per esempio sono in aumento a livello globale, con i casi segnalati dal 2000 che sono aumentati di otto volte fino a raggiungere i 4,2 milioni nel 2022. E se fino a qualche anno fa erano il Sud America, gran parte dell’Africa e Asia a essere interessate ora c’è anche l’Europa che ha segnalato un aumento dei casi ed è anche per questo che l’agenzia Onu ha avvertito che la Dengue è la malattia tropicale a più rapida diffusione al mondo e rappresenta una “minaccia pandemica“.

LA TROPICALIZZAZIONE – “C’è una tropicalizzazione anche abbastanza evidente e un rischio concreto – spiega Massimo Clementi, virologo, professore emerito, già direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano -. Tutti i fenomeni che vediamo hanno un effetto sull’ecosistema globale e conseguentemente anche la presenza di possibili vettori di virus (le zanzare, ndr). Lo stesso West Nile è progressivamente arrivato nel nostro paese dal delta del Po, nella provincia di Rovigo, per poi passare via via in tutte le altre regioni prima del Nord e poi del Centro Italia. C’è da considerare che non è ancora il momento dell’allarme, ma quello dell’attenzione perché i dati ci dicono questo: fino a giugno di quest’anno – nel periodo in cui è aumentata la piovosità – tutti casi di Dengue, Chikungunya e Zyka sono stati casi di importazione per persone sono ritornate in Italia dopo viaggi. Da giugno in poi sono stati diagnosticati alcuni casi in Italia fortunatamente lievi. Dengue insieme a West Nile sono patologie trasmissibili dalla zanzare Aedes, ma quella che ci preoccupa di più è la prima che può dare una malattia emorragica e con sintomatologie neurologiche importanti”.

Un trend che una volta avviato quindi può portare insieme ai danni che già vediamo da giorni anche a un danno in termini epidemiologici. “Questi casi testimoniano che qualora ci fosse una situazione climatica favorevole – aggiunge lo scienziato – che il nostro paese ha già una situazione di vettori tale che può facilitare la diffusione delle infezioni. Non è un allarme, ma qualcosa da monitorare proprio perché il clima sta cambiando in maniera rilevante sotto i nostri occhi e quindi può portare a un cambiamento dell’epidemiologia. Io ricordo che da giovane medico che di West Nile se ne sentiva parlare negli Stati Uniti, in Italia non c’era ma piano piano è arrivato e così altre infezioni”. E a testimonianza di quanto possa essere facile l’innesco di una epidemia, Clementi cita il caso Chikungunya in Romagna, da una sola persona nel 2007 si è arrivati a 217 casi confermati tra Forlì, Cesena, Rimini e Ravenna. “Qualora l’infezione prenda una strada endemica può essere trasmessa da puntura a puntura. Per la Dengue c’è un vaccino approvato all’inizio di quest’anno anche dall’Aifa: funziona e potrebbe servire per le zone e le persone a rischio, per le altre infezione vale la necessità di difendersi dalla proliferazione incontrollata delle zanzare che ovviamente sono favorite da determinate situazioni climatiche”.

I CONFINI CHE NON SONO PIU’ VALIDI – “La Dengue inizia a debordare da diversi anni – spiega Giovanni Di Perri, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino -. I casi Parma e Jesi potrebbero essere importanti. Quello che potrebbe succedere, come è successo a Tokyo qualche anno fa, è che da un solo caso importato dalla Thailandia con successivi ‘pasti’ della zanzara si arrivi a più casi. Diventa una malattia non più importata, ma importata e introdotta e che quindi può seguire per qualche tempo un ciclo ripetitivo fino all’inverno quando le zanzare muoiono. L’inverno ci salva”. Per ora e almeno fino a quando avremo inverni freddi o quantomeno non tiepidi che permettono agli insetti di pungere e fare danni anche a dicembre e oltre. “Il fatto di avere una stagione compatibile con una crescita massiccia di vettori (zanzare, ndr) che esistevano anche prima, ma che avevano una longevità minore e minori possibilità di trasmettere, amplifica il rischio. Abbiamo già avuto un’epidemia di Chikungunya”. È indubbio che “questo riscaldamento, il prolungamento della stagione più calda delle altre crea un habitat maggiormente compatibile alla crescita dei vettori al loro durare a lungo e se ci mettiamo anche la globalizzazione, viaggi, scambi ecco che quei confini geografici dottrinali di come me ha studiato le malattie tropicali negli anni ’80 non sono più validi: le infezioni debordano perché trovano habitat che prima non esistevano“. Un altro caso riguarda il Piemonte: “Abbiamo le risaie e le zanzare e il servizio sorveglianza regionale monitora i casi. In questi anni ce ne sono stati tanti di West Nile, è un annuncio o anche un allarme circa il fatto che le condizioni sono mutate e sono più favorevoli alla trasmissione”. Anche per Di Perri l’allarme Oms al momento “da noi avrà un’importanza numericamente non ragguardevole, però è un segnale molto specifico del fatto che le condizioni climatiche stanno cambiando e nel cambiare portano con sé queste conseguenze e queste malattie“.