di Massimo Falchetta

Non riesco ad essere un europeista convinto. Questi considera l’Italia un’entità amministrativa che riceve direttive dalla Comunità economica europea ed è costretta ad applicarle, come un alunno scapestrato. Ma l’europeista convinto non dice al popolo “guardate questi qui che in gamba che sono: che bei servizi pubblici che hanno, che belle reti di trasporto urbano che hanno realizzato, come funziona a dovere la loro burocrazia…”. No, dice “dovete fare dei sacrifici, perché avete vissuto sopra le vostre possibilità; ora ci stanno marcando stretti. Noi trasmettiamo, devoti e ammirati, il loro messaggio. Tutto ciò per il vostro bene”.

Per l’europeista convinto le persone che ci abitano, in Italia, ovvero i cittadini italiani, sono cittadini del mondo che per qualche ragione hanno la ventura, o la sventura, di frequentare i territori amministrati da questa entità, l’Italia, condividendone gli asset economici e strategici. Oppure ci mantengono una casa vacanze per riposarsi o da affittare. Oppure non sanno dove altro andare e gli tocca arrangiarsi.

L’europeista convinto si guarda bene dall’assumere posizioni ur-fasciste, secondo la famosa definizione di Umberto Eco, ma non disdegna, quando si tratta di muovere guerra, di servirsi di formazioni nazionaliste di estrema destra, che adottano simboli che richiamano il nazionalsocialismo, succedaneo più scientifico e radicale del volgare fascismo. L’europeista convinto chiude un occhio su queste cose. Si sa, la guerra richiede persone preparate a combattere sul serio, non a discutere in un salotto.

Per l’europeista convinto, il fatto che i cittadini continuino a parlare un linguaggio comune, o addirittura un volgare dialetto, è un puro accidente quando non una iattura; la lingua si sa varia nel tempo e quindi si sono dati da fare per introdurre nuovi termini più moderni, quali asset, stakeholder (steicolder per gli amici), spread, governance, Mes, crescita, resilienza, gender, Pnrr, green, smart, woke, cringe, Vax e Novax, debunking, disinformazione… Questi termini più moderni hanno sostituito i vecchi e tristi: tavoli, territorio, concertazione etc. che erano effettivamente obsoleti e un po’ pallosi. Peraltro occorre dire che l’entità amministrativa resiste utilizzando termini francamente antipatici e simil-borbonici, come conferimento, adempimenti, e simili.

L’europeista convinto ha come faro i mercati e consulta tutti i giorni le quotazioni di Borsa. Esamina soprattutto lo spread. Dei lavoratori non si cura, sono una specie in via di estinzione e certamente non la punta di diamante della società: con tutti i loro problemi, si dovrebbero dare una mossa. Suoi nemici giurati sono i sovranisti e i populisti. Non riflette sul fatto che la Costituzione italiana ha al suo articolo uno la frase “L’Italia è una Repubblica fondata sul Lavoro. La Sovranità appartiene al Popolo”. Oppure ci riflette e osserva fra sé che in realtà la Costituzione andrebbe cambiata, ma ciò produrrebbe troppe discussioni e potrebbe essere male interpretato. E’ stato più opportuno, più saggio, aggirarla con lentezza.

L’europeista convinto chiede il Mes: il denaro dei contribuenti va a un fondo privato che aiuta le banche in difficoltà; ma se a chiedere aiuto saranno banche italiane, lo stato italiano verrà sottoposto a condizioni capestro. O no?

Mi dirai: “mi sembra che vivi l’Europa come un problema, vivila come una opportunità, vedrai che ti senti meglio!” E poi: “hai veramente discusso questo tuo problema con un europeista convinto?” In effetti no. Non li incontro per la strada, li vedo solo parlare nei cinegiornali e nei dibattiti dei tolcsciò. Quando ormai raramente leggo un giornale, leggo i loro argomenti. Ecco perché mi pare di conoscerli, di percepire il loro messaggio, che non è diretto; è un po’ subliminale. Non sono mai riuscito a incontrarli di persona da qualche parte, credo che facciano una vita ritirata.

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