Il Sole 24 Ore è stato condannato dal Tribunale di Milano per discriminazione per avere completamente demansionato una giornalista al rientro dalla maternità obbligatoria. Come si legge in una nota dell’Associazione lombarda dei giornalisti la donna, “da diversi anni responsabile delle pagine di letteratura e poesia della Domenica, che gestiva oltre 60 collaboratori, al suo ritorno dal congedo maternità obbligatorio, nel maggio 2021, si è vista revocare tutte le mansioni, ritrovandosi a fare meno e avere meno responsabilità di quelle che aveva 25 anni prima. Il suo lavoro quotidiano era, secondo quanto la collega ha contestato all’azienda, quello di una mera correttrice di bozze. Le sue rubriche le sono state cancellate, così come le trasferte e tutte le attività di organizzazione e ideazione delle pagine e le possibilità di scrittura ridotte drasticamente. A niente sono serviti gli interventi del Cdr, che si è schierato subito a fianco della giornalista e due diffide inviate. Nemmeno le richieste di un colloquio con la nuova amministratrice delegata hanno mai avuto risposta. Alla collega – prosegue la nota sindacale – non è rimasto che fare appello al Tribunale di Milano, che grazie alle molte prove documentali ha dato ragione alla giornalista sotto tutti gli aspetti, condannando il giornale per discriminazione, ordinando la restituzione di tutte le mansioni sottratte, il pagamento di 150mila euro di danni, e la pubblicazione di un estratto del decreto di condanna sulle pagine del giornale stesso entro la fine del mese di luglio. Una sentenza che fa particolarmente rumore visto che il Gruppo 24 Ore si fregia del fatto di avere ottenuto la certificazione per la parità di genere” chiarisce il sindacato. “Le aziende editoriali e le aziende in generale fanno proclami contro la discriminazione nei confronti delle donne, parlano di voler ridurre il gender gap, sia a livello salariale che di carriera e poi ci troviamo di fronte a casi come questi – dice il presidente Alg, Paolo Perucchini-. Il sindacato è a fianco di tutte le giornaliste e sostiene le loro battaglie per una reale parità e contro ogni discriminazione”.
In una nota il Cdr del Sole ricorda che la collega è stata “letteralmente espropriata del contenuto centrale delle sue mansioni. Una situazione, durata ‘ad oggi oltre 26 mesi’, sulla quale non ci sono stati interventi, nonostante ‘le notevoli sollecitazioni’ verso il caporedattore competente e verso il direttore responsabile… Non parliamo, purtroppo, dell’Italia degli anni 50, ma citiamo solo alcuni significativi passaggi di una sentenza del tribunale di Milano, con la quale Il Sole 24 Ore il 24 luglio scorso è stato condannato all’immediata cessazione di un comportamento discriminatorio nei confronti di una nostra collega, oltre a un importante risarcimento dei danni professionali e d’immagine… Questa sentenza dimostra che in questi mesi, oltre a lavorare sulla comunicazione esterna, sarebbe servita, e servirebbe, maggiore attenzione dell’azienda e della direzione a quello che accadeva all’interno della redazione. E sarebbe servito, e servirebbe, maggiore ascolto: gli appelli del Comitato di redazione, su questa e purtroppo su altre vicende, sono rimasti troppo spesso inascoltati. I fatti che in questi giorni riguardano i colleghi di Radio 24 ne sono solo l’ennesimo esempio. Le relazioni sindacali, negando la nostra storia, sono state ridotte a un flusso unilaterale, nel quale l’azienda parla e i dipendenti recepiscono. E ora tutti ne paghiamo il prezzo”. Al comunicato del comitato di redazione l’amministratrice delegata Mirja Cartia d’Asero ha replicato: “Vanto di questa azienda è la difesa e soprattutto la promozione della parità di genere e dei diritti delle donne e delle minoranze. E non c’è chi non sappia, internamente ed esternamente, come questi valori siano per me inalienabili e irrinunciabili. La sentenza è ‘lunare’ e ovviamente proporremo tutte le azioni giudiziali per sovvertirla in quanto riteniamo vi siano numerosi profili non ancora adeguatamente valutati dal Giudice. Ancora più ‘lunare’ è in ogni caso il Vostro comunicato, alla luce degli immani sforzi che tutti – come noto – quotidianamente profondiamo per tenere alto il nome del nostro Gruppo in un percorso di confronto e dialogo a tutti i livelli”.