Dario Nardella, da grande appassionato, suona il violino a Elly Schlein e sogna Firenze vestita di verde e per sé un seggio a Strasburgo, nel 2024, l’anno delle Europee e delle elezioni comunali per Palazzo Vecchio. Si vocifera che voglia correre in coppia con Monia Monni, assessore regionale all’Ambiente, devotissima di Schlein quando invece Nardella deve farsi perdonare la sua iniziale simpatia per Stefano Bonaccini. Così il sindaco punta sull’ambientalismo come spartito per convincere la segretaria a candidarlo all’Europarlamento dopo aver agognato (invano) un terzo mandato da sindaco. Attorniatosi di un guru del mondo vegetale come Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale, uno dei più accreditati studiosi del comportamento delle piante, docente all’università di Firenze, il sindaco violinista vorrebbe riempire la città del giglio di alberi. Addirittura un milione e mezzo in più entro il 2040, promise un anno fa. Più bici, auto elettriche, tram, ciclabili.

Un illustre predecessore di Nardella, il sindaco “santo” Giorgio La Pira sognava di trasformare Firenze nella nuova Gerusalemme e Dario il violinista non vuole essere da meno e vagheggia una città-Eden con piante, fiori e frutti. Così per la centralissima via Cavour, che congiunge il Duomo a piazza San Marco, Palazzo Vecchio ha deciso di piantare due filari di alberi di arancio, come ci sono a Massa. Altro filare di alberi di varie specie in lungarno della Zecca Vecchia, ma non tutte le ciambelle vengono con il buco: gran parte di queste piante infatti faticano a crescere. Altre si sono seccate. Così come si è tristemente spento il giardino verticale tra via dell’Agnolo e via Ghibellina. Mica facile piantare le piante.

Ma Nardella non demorde. L’ultima sua idea è la costruzione di un bosco temporaneo in piazza Signoria. “Le città europee, soprattutto le città d’arte, hanno una doppia sfida davanti, enorme. Oggi scontano l’impatto dell’overtourism sulla vivibilità. Domani, con l’accelerazione dei cambiamenti climatici, rischiano una trasfigurazione: l’inverno diverrà l’alta stagione, i monumenti dovranno essere trasferiti, dove possibile, all’interno e sostituiti da copie. Se non cambiamo rotta avremo città d’arte invivibili per i turisti e ancor più per i residenti stabili”, ha spiegato Nardella in un’intervista a Repubblica. Si dà il caso però che nel quartiere di Gavinana, a tre-quattro chilometri da Piazza Signoria, ci sia un podere antico, la Mattonaia, dove fino a qualche anno fa c’era un contadino che coltivava viti, verdure e frutti. Il contadino non c’è più e Palazzo Vecchio ha autorizzato i proprietari del terreno a trasformarlo in un parcheggio privato. Cemento al posto di alberi e pomodori.

Mentre Nardella pensa a Strasburgo, l’ex assessora all’urbanistica Cecilia Del Re, da lui estromessa dalla giunta, punta a fare la sindaca di Firenze. Un anno fa propose una battaglia all’ultimo fuoco contro le isole di calore “attraverso l’aumento del verde pensile, la depavimentazione e la pavimentazione drenante”. Ma nei fatti non si è visto nulla, accusano i suoi detrattori.

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