La decisione del governo di interrompere l’erogazione del Reddito per i cosiddetti “occupabili” a sette mesi si sta trasformando in realtà per migliaia di famiglie. E non mancano pasticci e proteste. Sono 169mila quelle beneficiarie di reddito o pensione di cittadinanza che hanno appena ricevuto dall’Inps il messaggio di sospensione del sussidio da agosto in quanto nuclei nei quali non ci sono componenti disabili, minori, over 65 o persone in carico a servizi socio-sanitari, come prevede la nuova normativa che dichiara “occupabili” tutti gli altri poveri, escludendoli dall’Assegno di inclusione al via dal prossimo primo gennaio. L’ultima rata percepita da queste famiglie è quella del 27 luglio. Il messaggio annuncia la sospensione in attesa della presa in carico dei servizi sociali: “Domanda di RDC sospesa come previsto dall’art. 13 del DL 48/2023 conv. Legge 85/2023. In attesa eventuale presa in carico da parte dei servizi sociali“. La nuova normativa, infatti, prevede che quest’anno potranno ricevere il sussidio solo fino a luglio le famiglie che non hanno componenti “fragili”. Tra le 169 mila famiglie che hanno ricevuto il messaggio dall’Inps, però, ci sarebbero 88mila persone che potrebbero essere prese in carico dai servizi sociali perché “non occupabili” secondo i nuovi criteri.
Ma come già scritto da ilfattoquotidiano.it, molte parti della riforma sono pentole senza coperchio, e per molti c’è il rischio di rimanere senza sussidio nonostante abbiano diritto a riceverlo. A quanto risulta, tra i “non occupabili” che stanno ricevendo il messaggio di sospensione dell’erogazione del Reddito ci sono anche nuclei originariamente in carico ai servizi sociali e da questi affidati ai Centri per l’impiego. In base alla normativa sul Rdc, infatti, si finiva da una parte o dall’altra in base al cieco criterio della sottoscrizione di un Patto di servizio presso un Cpi nei due anni precedenti la domanda. Così molti nuclei attivabili a un percorso di politiche del lavoro venivano affidati ai centri per l’impiego in una fase successiva. Rivisti oggi i criteri sull’occupabilità, per continuare a percepire il Rdc fino a fine anno, chi ha fragili nel proprio nucleo deve tornare in carico ai servizi sociali. Ma per farlo bisogna contraddire l’analisi preliminare che determinò la presa in carico ai Cpi, uscire dalla sfera dei sistemi informativi regionali del lavoro e rientrare nel sistema di Gestione Patti per l’inclusione, Gepi, in mano ai servizi sociali. Dove oggi però risulta che quei nuclei sono in carico ai centri per l’impiego. Un’enorme confusione che potrebbe costare cara a migliaia di persone, frutto della fretta di tagliare il Reddito di cittadinanza.
Tra agosto e settembre circa 80mila nuove famiglie dovrebbero avere il beneficio sospeso poiché scadono i sette mesi di durata, con tutti i dubbi del caso. A giugno le famiglie che hanno ricevuto il Reddito di cittadinanza o la Pensione di cittadinanza sono poco più di un milione (1.010.536) per una spesa di 571,6 milioni. Le persone coinvolte in questo milione di famiglie sono 2.115.944. Dati dell’Osservatorio sul Reddito e la Pensione di cittadinanza, che monitora anche le domande. Nei primi sei mesi del 2023 le richieste di Reddito e Pensione di cittadinanza risultano fortemente calate rispetto allo stesso periodo del 2022, passando da 899.338 a 486.190 con un calo del 45,94%. Nei primi cinque mesi le domande erano state 432.758 e a giugno, salvo revisione dei dati con nuove domande ancora non lavorate, le domande dovrebbero essere quindi poco più di 53mila. Il calo delle domande era stato più consistente nei primi tre mesi dell’anno, ma di vera e propria fuga dal Rdc non si può parlare. Perché la platea si era allargata a causa della pandemia mentre ora risente della ripresa dell’occupazione che ha riportato alcune famiglie nel mercato del lavoro tanto da superare i limiti di reddito Isee richiesti per fare domanda di Rdc. Inoltre, la normativa sul Reddito, superata ora dalla riforma che introdurrà nel 2024 l’Assegno di inclusione, prevedeva l’erogazione per 18 mesi. Quindi sarebbe più corretto confrontare i dati di oggi con quelli di un anno e mezzo fa. Il calo delle domande del 65% evidenziato a febbraio, ad esempio, era in linea con il numero di richieste presentate 18 mesi prima.
Nel frattempo rimane coerente la mappa del Reddito: i due terzi dei beneficiari sono al Sud: a giugno hanno ricevuto l’assegno poco più di 672mila famiglie per 1,51 milioni di persone coinvolte con un assegno medio a famiglia di circa 597 euro a fronte di poco più di un milione di nuclei beneficiari in totale. Al Nord hanno ricevuto l’assegno circa 195mila famiglie per 339,6mila persone coinvolte e un assegno a nucleo di 488,54 euro. Al Centro hanno avuto la misura contro la povertà quasi 143,4 mila nuclei per 261,6mila persone coinvolte e un assegno medio di 524,09 euro. La provincia con il numero più alto di beneficiari è Napoli con quasi146mila famiglie, 373mila persone coinvolte e un assegno medio di 652,58 euro. A Napoli ci sono più beneficiari di Lombardia, Piemonte e Veneto (quasi 139mila) e più dell’intera Italia Centrale (143mila).
Proprio nel capoluogo campano centinaia di persone, dopo aver ricevuto l’sms sullo stop all’erogazione del Rdc, hanno protestato e chiamato l’Inps di Napoli e della provincia – in testa per numero di sussidi – per avere chiarimenti in merito ai nuovi requisiti. Già nella mattinata, alla sede Inps di via De Gasperi, due persone hanno avuto un alterco con i vigilantes all’ingresso. Sul posto è intervenuta una pattuglia della polizia. Anche a Calvizzano, un comune dell’area a nord di Napoli, sono state numerose le persone che si sono recate negli uffici per cihiedere ai funzionari cosa fare. Numerose le persone che si sono recate, a quanto riportano le agenzie, anche presso le sedi delle municipalità, a partire da quella di Scampia. Chi ad agosto perderà il reddito perché considerato “occupabile”, da settembre potrà chiedere il Supporto per formazione e lavoro da 350 euro al mese per un massimo di 12 mesi e fintanto che segue corsi di formazione. Ma per accedere bisogna essere ancora più poveri dei poveri ai quali viene concesso l’Assegno di inclusione grazie ai componenti fragili del nucleo famigliare. L’Isee non dovrà infatti superare i 6mila euro mentre per l’Assegno la soglia è 9.360 euro. E siccome né i valori del Reddito né quelli dei nuovi Assegno di inclusione e Supporto formazione lavoro sono stati adeguati all’inflazione, c’è da scommettere che sempre più persone bisognose rimarranno senza un sostegno da parte dello Stato.