“Soprattutto nel Meridione si rischia letteralmente l’esplosione di una bomba sociale“. La Funzione pubblica Cgil lancia l’allarme nella gestione delle sospensioni del reddito di cittadinanza – decisa dal governo e comunicata venerdì a 169mila famiglie con un sms – sottolineando la grave carenza di assistenti sociali negli enti locali soprattutto al Sud. E gli operatori dei servizi sociali in Campania, dove già venerdì sono stati presi d’assalto alcuni uffici, temono ripercussioni e anche di essere aggrediti.
“Il governo ha deciso di lasciare senza reddito 160mila famiglie e di scaricare gli effetti di questa scelta sul personale, in particolare sui servizi già molto in difficoltà, degli enti locali. Si tratta di un atto profondamente sbagliato“, scrive la Cgil Funzione pubblica in una nota. Il sindacato fa presente che, secondo una loro elaborazione, “gli assistenti sociali che mancano sono almeno 15.000, sui 30mila totali che sarebbero necessari”. Una scopertura di circa il 50%. “Da oggi al 2030 – continua la Cgil – il personale complessivo dei servizi sociali diminuirà di 10.000 unità, compresi amministrativi, psicologi, educatori e altre figure. Le risorse finalizzate alle assunzioni ci sono, ma è stato speso solo il 40% degli stanziamenti messi a disposizione degli ambiti territoriali sociali per raggiungere il Livello essenziale di prestazioni sociali (Leps) di un assistente sociale ogni 5.000 abitanti, con enormi differenze territoriali, secondo i dati del ministero del Lavoro”. “Nelle regioni del Sud”, prosegue Fp-Cgil, “si partiva con criticità maggiori ma i fondi messi a disposizione sono stati spesi meno proprio in quelle regioni che avevano ancor più bisogno di potenziare i servizi. Anche per questo ribadiamo la necessità di investire in un Piano straordinario per l’occupazione pubblica – conclude – che metta in sicurezza i servizi pubblici e garantisca le risposte ai cittadini”.
E proprio dal Sud intervengono gli assistenti sociali. In Campania – dove i percettori cui è stato tagliato il sussidio sono quasi 37mila – temono ripercussioni ed anche di essere aggrediti. Per questo hanno già scritto, tra gli altri, al governatore Vincenzo De Luca e ai cinque prefetti della Regione per essere tutelati. La presidente degli assistenti sociali della Campania, Gilda Panico, rimarca, “ove mai ce ne fosse ancora bisogno, la gravità della situazione in cui saranno coinvolti gli uffici di servizio sociale di tutti i Comuni e ambiti territoriali della Regione Campania”. E’ questo il motivo “per cui abbiamo inviato una nota congiunta al governatore De Luca, all’assessore regionale Fortini, al presidente dell’Anci e ai 5 prefetti per evitare azioni di aggressione agli assistenti sociali” e per lamentare che “non sono state individuate delle adeguate linee guida“. “Intanto per lunedì – conclude Panico – abbiamo programmato un confronto online con gli assistenti sociali interessati proprio per ascoltare le loro esigenze ed intervenire poi presso gli organi competenti”. Se Napoli è la provincia dove sono arrivate più sospensioni del reddito di cittadinanza (oltre 21mila sms) Roma è sul secondo gradino del podio con oltre 12mila seguita da Palermo con 11.573. La provincia con meno sospensioni del sussidio contro la povertà è Bolzano con appena 29 sospensioni. Lo si legge nelle tabelle dell’Inps, secondo la quale ad Aosta sono 71 e a Lecco appena 99.
“Il Governo taglia una fondamentale misura di contrasto alla povertà per 160mila famiglie, le informa con un semplice sms e poi scarica le conseguenze sui comuni”, commenta in una nota il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Per il primo cittadino della Capitale solo a Roma “c’è il rischio che più di 10.000 persone saranno costrette a rivolgersi agli sportelli dei servizi sociali perché private di un sostegno determinante in questi anni difficili e in cerca di una fantomatica presa in carico”. “Basti pensare – prosegue Gualtieri – al caso delle persone non occupabili a cui è stato tolto il Reddito di Cittadinanza perché sole: una scelta sbagliata e priva di alcun criterio logico e politico che non ha nulla a che fare con una riforma volta a migliorare la dimensione delle politiche attive del lavoro e gli incentivi all’occupabilità. È facile immaginare che, se non gestita a livello nazionale, questa situazione provocherà enormi difficoltà, perché queste persone hanno diritto ad avere informazioni chiare, meritano rispetto, e soprattutto non possono essere lasciate a se stesse”, osserva. “Non si cancella in questo modo un sostegno economico vitale per decine di migliaia di cittadini che vivono in condizioni di particolare disagio e fragilità, lasciando intendere che adesso ci penserà il Comune”, conclude Gualtieri appellandosi al Governo per correggere “questo errore”.