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“Accompagno le donne ai funerali da gigolò professionista, ecco cosa mi chiedono. Una volta ho dovuto fingere di essere medico per parlare con un ex…”: i racconti di Roy

Aneddoti e consigli, dal classico divieto, evidentemente non scontato per i gigolo, di pomiciare in luogo sacro durante la cerimonia funebre alla più raffinata indicazione sull’abito da indossare, “non il completo nero se non si è stretti parenti del morto”, costituiscono un vero e proprio repertorio di esperienza per Roy, il gigolo più famoso d'Italia. Che ha deciso di prendere carta e penna, fra un impegno e l’altro, e di scrivere il “Manuale del perfetto gigolo”.

di Simona Griggio

L’addio al caro estinto? Anche questo è un servizio che Roy, il gigolo più famoso d’Italia, offre alle clienti. Quando una donna non vuole farsi vedere sola al funerale di un conoscente, di un lontano parente, di una persona che viene a mancare, può decidere di farsi accompagnare da un finto partner. Ed è lì che la professionalità dell’interprete fa la differenza. “Bisogna sapersi comportare – spiega Roy – stare al proprio posto quando lei incontra chi conosce, stringere mani e fare condoglianze nel modo giusto, con discrezione e sguardo basso. Preferire un lento procedere a braccetto quando si entra in Chiesa e un bacio leggero e impercettibile sul sagrato in modo che si veda solo con la coda dell’occhio”.

Questi e altri consigli, dal classico divieto, evidentemente non scontato per i gigolo, di pomiciare in luogo sacro durante la cerimonia funebre alla più raffinata indicazione sull’abito da indossare, “non il completo nero se non si è stretti parenti del morto”, costituiscono un vero e proprio repertorio di esperienza per Roy. Che ha deciso di prendere carta e penna, fra un impegno e l’altro, e di scrivere il “Manuale del perfetto gigolo”. Edito da Terra Marique, è un libro di 140 pagine destinato ad aspiranti gigolo e a veterani che non si sentono all’altezza del ruolo. Sarà in vendita da settembre su Amazon e su altre piattaforme.

Il capitolo cerimonie rappresenta per lui una voce importante. Ma con un distinguo: “Feste nuziali e funerali sono due situazioni molto diverse”, specifica. Chi l’avrebbe detto! Quando entra nel dettaglio, però, si capisce cosa intende. Sta parlando del suo impegno professionale. A sorpresa, Roy preferisce i funerali: “Indossi occhiali scuri e stai tristemente in silenzio. Tutto finisce in breve e te ne vai. Al matrimonio invece devi fare l’allegro. E dura un sacco di più”, racconta con un ironico senso della realtà degno di una campagna di Taffo.

Rimane però irrisolta la domanda: per quale motivo una donna dovrebbe chiamare un gigolo per un addio all’amico o amica passati a miglior vita? “Magari alla cerimonia ci sarà anche il suo ex in coppia e non vuole farsi vedere single. Oppure semplicemente perché le fa piacere avere un accompagnatore di classe che la supporti in un momento delicato davanti al giudizio altrui”, risponde. Lapalissiano. Come lo è stato l’accompagnamento di una candidata alle comunali di un paese del Sud Italia qualche anno fa. “Mi ha chiamato una giovane candidata a sindaco del partito Forza Italia per accompagnarla a una festa di paese e mi ha detto: ‘devi interpretare la parte del mio fidanzato’. Ha voluto farsi vedere con me perché è omosessuale e si vociferava sul suo orientamento. Temeva di perdere voti. Non ho mai stretto mani come in quell’occasione, dal parroco ai cittadini. Abbiamo presenziato anche alla Messa”.

Rimaniamo in tema attoriale. Il volto pubblico del gigolo. Non è necessario studiare dizione e recitazione. Basta pianificare ruoli sostenibili. Non hai l’accento del posto e ti presentano come amico autoctono d’infanzia? Fingerai di esserti trasferito altrove sin da piccolo. Se la parte del trombamico generico è facile, quella del professionista, dottore, avvocato, architetto è però più complessa. “Una volta ho dovuto fingere di essere un medico e dichiarare all’ex che la donna in questione fosse malata grave. E’ stato fantozziano”, confessa Roy. I suoi consigli ai principianti? “Non fatelo. Analizzate sempre la fattibilità del ruolo che vi chiedono. Rischiate di prendere delle denunce”.

La farsa, insomma, deve essere credibile e non troppo fantasiosa. “Anni fa ho finto di essere il compagno di una studentessa di Parma incinta, abbandonata dal partner”, racconta. “Non se la sentiva di dirlo ai genitori. E’ andato tutto bene. A pranzo abbiamo anche parlato del nome del nascituro. Mi sono sentito un cane. E sono tornato a casa con l’auto piena di prosciutti e un orologio in regalo. Ma quello lei lo ha rivoluto subito e mi ha detto: ‘non preoccuparti, dirò che sei sparito. Ma più avanti’”. Fra le finzioni attoriali ci sono soprattutto quelle di vendetta verso i partner traditori, quelle create apposta per suscitare gelosia o le prove di fedeltà. Alcune donne, umiliate dall’ex marito che insinua in loro il dubbio che non troveranno mai più nessuno, chiamano Roy per rivalsa. In questo caso non è importante farsi vedere insieme: è una questione interiore. Un modo per ricominciare daccapo e lasciarsi alle spalle il passato. Il capitolo gelosia invece è quello più irto di pericoli. Qui non si tratta di fare sesso ma solo di far ingelosire il partner.

“Non c’è desiderio di concretizzare ma solo di fare in modo che il partner scopra l’altarino. Perciò consiglio ai principianti di informarsi bene sul personaggio in questione. Si deve gestire la cosa in modo che il marito lo venga a sapere da amici o capiti nella situazione casualmente. Altrimenti non è credibile”, specifica. Insomma, come accade nel film Unfaithful: è un collega di Edward (il Richard Gere di American Gigolò in questo caso nei panni del marito fedele) a notare per caso sua moglie Connie (Diane Lane) con il giovane amante in un locale.

Le più insidiose sono però le prove di fedeltà. “Le chiedono le amanti per far cadere la coniuge del partner sposato in tentazione. Ho persino collaborato con una detective, una volta, per imbastire una trappola”, racconta. Poi si corregge: “In realtà era una finta detective. Era l’amante di un uomo sposato che chattava con la moglie del suo amato fingendo di essere un bell’esemplare di maschio”. Risultato? “Diedi volentieri corpo a quel profilo virtuale”. Il colpo di scena è da telenovela: “Al momento dell’incontro con la malcapitata moglie tradita, che certo non disegnava di incontrare un uomo conosciuto in chat, l’amante si era appostata con lo smartphone per realizzare la schiacciante gallery”.

Quando le bugie e i sotterfugi superano l’immaginario da fiction tv e costringono il gigolo a sfide troppo pericolose, ecco che accorre in suo aiuto il classico degli appuntamenti: lo schietto nudo e crudo, rilassante, scambio di solo sesso. E’ un impegno a chiamata senza pretese. Ma anche qui, non ce la si può cavare facendo il copia incolla delle precedenti situazioni, ironizza Roy. Ci vogliono ascolto e sensibilità. “Consiglio ai principianti di parlare sempre a voce prima di incontrarsi. La chiacchierata serve a comprendere la psicologia della donna e il perché ti chiama. La sua motivazione è alla base della futura soddisfazione”.

Fra i clienti ci sono anche le coppie. “In questo caso consiglio di cercare empatia con l’uomo, è lui il regista, tu devi stare alle sue regole, con le antenne dritte a captare dal suo sguardo quando fermarti e quando proseguire”. Infine ci sono le vedove, un mondo a sé. Fedeli al marito scomparso, “più fedeli di quelle col marito vivo e vegeto”, scherza Roy, non vogliono entrare in intimità con il gigolo. “Mai fermarsi a dormire o dare carezze. Sono cose che suscitano troppi ricordi”, rivela. Passiamo alla parte meno seria e più comica del suo lavoro. Fra le novità degne di sceneggiatura c’è il servizio “Ti regalo un gigolo”. Funziona così: le colleghe o le amiche decidono di premiare una single del loro gruppo: magari è la capo ufficio, magari è la compagna di università che vorrebbe divertirsi senza impegno. Fanno la colletta e trovano la location giusta per una cena di gruppo. Ma al momento opportuno si presenta lui, il gigolo. Elegante, complice, ironico.
Come finirà la serata ovviamente lo decide la festeggiata. Un regalo, però, va sempre apprezzato secondo il galateo. Ed è proprio qui che finisce il manuale per gigolo è comincia, nella mente di Roy, quello per donne curiose che hanno già sperimentato o intendono sperimentare l’incontro con l’uomo a pagamento. “Anche le clienti devono imparare alcune regole”, conclude Roy. Che cosa? “Per esempio che un gigolo sconosciuto non si paga mai prima del servizio. Potrebbe non presentarsi con una scusa più fantasiosa di quelle che usano le clienti quando ti affidano una parte che… nemmeno nei film ”.

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