75 milioni di euro. Più altri di 10 di bonus eventuali con le consuetudini del calcio moderno che tuttavia spostano la lancetta dell’eventualità molto più verso i contorni della certezza. E dunque 85 milioni per il volo Bergamo-Manchester, sponda United: passeggero Rasmus Hojlund, ventenne centravanti danese fino a qualche ora fa in forza all’Atalanta. 85 milioni che di certo non fanno notizia nell’estate in cui l’Arsenal ne spende 120 per Declan Rice e 75 per Havertz, il Newcastle 70 per Tonali, nel campionato dove si sborsano 80 milioni circa per Cucurella e altrettanti per Mudryk, nella squadra che quelle cifre in fin dei conti le ha spese per Maguire. Nè sorprende troppo: era noto da tempo che Hojlund sarebbe stato uno dei pezzi pregiati di questo mercato e parte integrante di un eventuale domino di centravanti a livello europeo, visto che il nuovo prototipo dell’attaccante deve avere necessariamente caratteristiche non troppo comuni e che il ventenne di Copenaghen effettivamente ha. Prestante ma veloce, capace di giocare spalle alle porta ma anche in campo aperto, forte in area di rigore ma capace pure di servire assist ai compagni: Hojlund ha mostrato nel suo unico campionato giocato all’Atalanta di avere valori più o meno alti in tutte le voci sopra elencate e dunque si è iscritto di diritto nella lista dei centravanti più appetibili d’Europa anche per una questione di età e prospettiva.

D’altronde se all’Atalanta, dove soldi non se ne buttano, decidono di spendere 17 milioni di euro per un 20enne del campionato austriaco (è stato preso dallo Sturm Graz) un motivo ci sarà e non si parla di una scommessa e la plusvalenza record realizzata, l’ennesima per il club nerazzurro, era evidentemente qualcosa che ci si attendeva. Quindi nessun’altra etichetta se non quella del capolavoro può essere data al lavoro dell’Atalanta su Hojlund: d’altronde se negli ultimi cinque anni nelle casse della Dea è entrato quasi mezzo miliardo (482 milioni Hojlund compreso, fonte Transfermarkt) dalla vendita dei giocatori non è certo un caso. Stanti questi elementi resta lecito esprimere qualche perplessità sugli 85 milioni investiti dallo United, una cifra tirata fuori, al netto delle valutazioni positive sulle caratteristiche di Rasmus Hojlund, per un ventenne che ha giocato un solo campionato competitivo in Europa, appunto l’ultimo anno con l’Atalanta, sempre da titolare e segnando 9 gol, non 30. Stesso numero di gol Hojlund li aveva messi a segno nello Sturm Graz: dunque si parla di un attaccante da 18 gol in due stagioni in campionato, con l’aggiunta, ben degna di nota, di 6 gol in 6 gare in nazionale danese.

Numeri buoni ma non trascendentali se confrontati ad altre esperienze: senza eccedere in paralleli romantici, che avrebbero solo il gusto della provocazione e pochissimo senso, come dire ad esempio che Riccardo Zampagna all’esordio in A di gol ne aveva segnati 12, peraltro giocando tre gare in meno, basterebbe confrontare il presente. Vlahovic, Osimhen, Lautaro Martinez per dirne tre. Calciatori che valutazioni (e ipervalutazioni) se le sono conquistate a suon di gol e anche risultando decisivi, come nel caso di Lautaro e Osimhen. Vlahovic è arrivato per 80 milioni alla Juventus dopo aver segnato 49 gol a Firenze (coppe comprese) in tre stagioni e mezzo, da quando aveva 18 anni: e pure quella super valutazione gli è costata un peso innegabile nei momenti difficili e negativi vissuti in bianconero (il più diretto, Henderson che lo sfotte nel corso di Empoli-Juve 4 a 1, passandogli accanto e schernendolo “Uh, 80 milioni oh”).

E Lautaro in cinque stagioni all’Inter ha segnato 100 gol che sono valsi uno Scudetto, due Supercoppe italiane, 2 Coppe Italia e in mezzo la vittoria della Coppa America e del Mondiale con l’Argentina. Osimhen con 26 gol in campionato è riuscito, essendo assolutamente determinante, a vincere lo scudetto a Napoli dopo 33 anni: per lui De Laurentiis ha chiesto una cifra vicina a 180 milioni, giudicata “fuori da ogni logica” da potenziali acquirenti come Uli Hoeness presidente onorario e membro del consiglio di amministrazione del Bayern di Monaco. E sì, probabilmente 180 milioni sono una cifra fuori da ogni logica per un calciatore, chiunque esso sia. Giudizio che però, a parità di valutazione, dovrebbe ricadere a cascata su molti altri, a partire proprio da Hojlund.

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