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Michela Murgia: “Non amo mettere foto dall’ospedale, ma nemmeno voglio nascondere che ci entro… Posso stare meglio ma non posso più stare ‘bene'”

"La risposta che vorrei dare a chi mi chiede continuamente come sto, che era quella che dava Cesare de Michelis: posso stare meglio, ma non posso più stare 'bene'": il post della scrittrice in ospedale

di F. Q.

“Ricevo moltissimi messaggi ogni giorno, tutti affettuosi (gli altri non li vedo, ho sviluppato una felice cecità selettiva) ma non riesco a rispondere a tutt3, perché sono spesso banalmente troppo stanca. Vado un po’ più spesso in ospedale, a volte all’improvviso perché il corpo sorprende e ieri mi mancava il respiro a causa del troppo liquido negli anfratti dei tessuti“. Inzia così il post che Michela Murgia ha pubblicato sabato 29 luglio: “Il livello delle cure del nostro sistema sanitario mi ha però fino a ora consentito di tornare sempre a casa stando meglio – scrive ancora Murgia – Ecco, la risposta che vorrei dare a chi mi chiede continuamente come sto, che era quella che dava Cesare de Michelis: posso stare meglio, ma non posso più stare “bene”. “Meglio” è comunque preferibile a male, quindi godetene con me. Non amo mettere foto dall’ospedale, ma nemmeno voglio nascondere che ci entro, perché è anche questo che fanno le persone che si curano e dobbiamo solo ringraziare di poterlo fare, in barba a chi demonizza chi paga le tasse”. Poi la conclusione: “Grazie dei messaggi, smettete di mandare cibo al Cambio, però: non posso mangiare tutti i dolci del sud, i formaggi della val padana e i vini del Veneto. Tanto non cresco più”. Tanti i commenti (anche noi di FQMagazine abbiamo una “felice cecità selettiva” e vediamo solo quelli belli sotto a questo post): “Ti si ama pazzamente”, scrive Luciana Littizzetto, un cuore arriva da Chiara Ferrani e c’è chi commenta “grazie perché ricordarci di questo grande privilegio che è la sanità pubblica non è per niente scontato”, “il bene che ti voglio nonostante io non ti abbia nemmeno mai vista di sfuggita di persona. Grazie Michela, ti penso sempre”, “Michela, sei meravigliosa. Ti ascolto, ti leggo, ti porto nelle idee”.

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