Dopo l’interruzione del reddito di cittadinanza per 170mila nuclei famigliari, sono stati segnalati dei problemi tecnici sulla comunicazione dei dati dei “fragili” ai servizi sociali. Una lacuna che, in un contesto di grande pressione su Comuni e operatori, rischia di aggravare ancora di più la situazione. A dare l’allarme è stata l’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), assicurando che “il ministero del Lavoro sta cercando di risolvere”: secondo quanto rivelato in queste ore, c’è “uno scarto temporale tra il momento in cui viene revocato il Reddito di cittadinanza e l’effettiva verifica sugli aventi diritto” all’Assegno di inclusione, la misura che prenderà il posto del sussidio per i cosiddetti “non occupabili”. In diversi casi quindi, il reddito potrebbe essere revocato e poi ri-attribuito retroattivamente. L’Inps non avrebbe inoltre potuto mettere a disposizione tutti i dati dei beneficiari e ciò ha creato difficoltà ai Comuni nel redigere gli elenchi dei nuclei familiari fragili. Il tutto mentre le richieste di informazioni da parte di chi non sa cosa sarà del suo futuro crescono sempre di più. Per questo i leader di opposizione chiedono al governo di prendere in mano la situazione: per la segretaria Pd Elly Schlein l’esecutivo deve riferire al più presto in Aula, mentre Giuseppe Conte chiede che sia convocato il Consiglio dei ministri.

Le pressioni sui servizi: +50% di accessi in pochi giorni – La situazione è molto tesa. A Terrasini, in provincia di Palermo, un 60enne è arrivato in Comune con una tanica di benzina e, dopo aver scoperto di aver perso il diritto al reddito di cittadinanza, ha minacciato di bruciare tutto. Il presidente dell’Ordine degli assistenti sociali Gianmario Gazzi ha ribadito che i servizi stanno vivendo una pressione senza precedenti: “Con la sospensione del reddito di cittadinanza alle famiglie che non hanno componenti minori, anziani o disabili gli accessi agli uffici degli assistenti sociali tra venerdì e lunedì sono aumentati di oltre il 50%“. Gazzi ha quindi chiesto una proroga del termine del 31 ottobre per la comunicazione della presa in carico dell’ex beneficiario del reddito necessaria perché il sussidio sia riattivato. Le norme sul periodo transitorio verso l’Assegno di inclusione e quelle sull’assegno di inclusione stesso prevedono che il sussidio possa infatti essere percepito anche da quelle famiglie che versano in una situazione di disagio sociale oltre che da quelle che hanno disabili, minori o anziani, purché prese in carico dai servizi sociali con comunicazione all’Inps entro il 31 ottobre. “Non credo che riusciremo a rispondere a tutti entro il 31 ottobre – spiega – ci proviamo ma bisogna rinforzare i servizi. Siamo sotto organico. Negli enti locali gli assistenti sociali sono solo 14mila. Non ci sono solo le sospensioni del reddito di cittadinanza, continuano ad esserci tutte le altre situazioni da gestire, non autosufficienza, tossicodipendenza, violenze. Ci vuole una proroga oltre il 31 ottobre. E c’è comunque anche il tema che nel frattempo le persone non prendono l’assegno”.

Le opposizioni chiedono spiegazioni al governo – Il caos di queste ore è arrivato anche in Parlamento. Qui le opposizioni hanno chiesto all’esecutivo di dare spiegazioni. “E’ necessario che il governo riferisca”, ha detto il dem Arturo Scotto mentre l’Aula discuteva del decreto Pa. “Credo ci sa una irresponsabilità molto forte, un abbandono del campo. E’ necessario che il governo spieghi”. Alla richiesta del Pd si sono uniti Alleanza Verdi Sinistra e poi il M5s: “Eravate pronti per questo, per una macelleria sociale? Non vi rendete conto che la miseria è una tragedia, una roba vergognosa e lo avete fatto per furore ideologico, per colpire il M5s ma avete puntato a milioni di persone”, ha detto il 5 stelle Riccardo Ricciardi.

Una richiesta alla quale si è associata la segretaria dem Elly Schlein: “Chiediamo al governo”, ha detto parlando a Sessa Aurunca (Caserta), “di venire a riferire al più presto perché è incredibile non solo che abbiano deciso di fare la guerra ai poveri, ma anche che non abbiano preparato minimamente questi passaggi accompagnando con una corretta informazione e dando sostegno alle misure che devono essere messe in campo di supporto”. E ancora: “Il governo ha scelto di dichiarare guerra ai poveri anzichè fare la guerra alla povertà. C’è grande cinismo e brutalità nell’sms arrivato a 169mila famiglie informandole che non avrebbero avuto più nessun supporto contro la povertà. La povertà non si sceglie, la povertà non è una colpa ma frutto di politiche sociali sbagliate e servono risposte che in questo momento il governo di Giorgia Meloni sta scaricando sui comuni, peraltro definanziati perchè la stessa manovra che ha cancellato il Reddito di cittadinanza non ha messo risorse sui comuni, con i servizi sociali in grande difficoltà, scaricando sugli assistenti sociali. Non è accettabile”.

Per Giuseppe Conte il governo deve riunire al più presto il Consiglio dei ministri. “La decisione del governo di interrompere da un giorno all’altro il sostegno alla fasce della popolazione più in difficoltà sta provocando un disastro annunciato”, ha commentato con i cronisti, “che bastava il buon senso a prevenire. Questa guerra ai poveri, anziché alla povertà, sta provocando anche un grave danno all’economia del Paese. Confesercenti certifica in un miliardo di euro all’anno il danno a imprenditori e commercianti, perché questi sono soldi che entravano direttamente nel circuito dei consumi. Abbiamo invitato il governo, anche se ci rendiamo conto che sono per loro già dei giorni estivi, a convocare immediatamente un Consiglio dei ministri per provvedere subito a porre rimedio a queste decisioni sciagurate”.

Intanto Beppe Grillo, sul suo blog, è tornato a condannare quella che ha definito “guerra contro i poveri”: il cofondatore del Movimento 5 Stelle ha pubblicato in un tweet la lista degli stipendi medi netti in diversi Stati del mondo. L’Italia, con i suoi 1.724 dollari, è al 31esimo posto, subito sotto la Spagna e sopra a Sud Africa, Cina e Grecia. In cima alla classifica rispettivamente Svizzera, Lussemburgo, Singapore e Stati Uniti. L’immagine è accompagnata da un “No comment“. Ieri il garante del M5s aveva condiviso sui suoi social un articolo del suo blog sul tema del salario minimo. “Ormai è chiaro: il focus di questo governo è la lotta ai poveri e l’annientamento della dignità dei lavoratori – aveva commentato -. Il salario minimo si potrebbe già approvare ad agosto ma le vacanze estive non possono attendere”.

Dal ministero solo un’indicazione sulla domanda per il sostegno al lavoro – Mentre si attendono ulteriori spiegazioni dal ministero del Lavoro, è stato comunicato che per l’accesso al sostegno per il lavoro si dovrà aspettare il primo settembre. “Nuove misure inclusione e accesso lavoro” è attivo l’Urp (Ufficio relazioni con il pubblico) online del Ministero del Lavoro e al quale è possibile accedere per ricevere informazioni dettagliate. Lo fa sapere il ministero con una nota sottolineando che per accedere al Supporto Formazione e Lavoro, la misura prevista per le persone attivabili al lavoro (350 euro al mese per 12 mesi al massimo) sarà possibile fare domanda dal primo settembre 2023. La nuova sezione del sito – spiega la nota – “è dedicata alle misure di inclusione sociale e lavorativa, introdotte dalla Legge n. 85 del 2023 di conversione del Decreto Lavoro 48/2023, e al suo interno sono disponibili tre aree su: “Fase transitoria del Reddito di cittadinanza”, “Assegno d’Inclusione”, “Supporto Formazione e Lavoro”. In modo chiaro e completo, la sezione “Nuove misure inclusione e accesso lavoro” fornirà risposte ai quesiti dei cittadini e sarà costantemente aggiornata in base alle eventuali evoluzioni dello scenario legislativo e alle successive varie scadenze previste”.

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