Mondo

Due italiani bloccati in Niger, la Farnesina li ha invitati a rimanere chiusi in hotel. “Meno di cento” i connazionali nel Paese, 300 i militari

Sono “meno di 100” gli italiani attualmente presenti in Niger, si trovano tutti in “condizioni di sicurezza” e “nessuno di loro sta correndo pericoli“. A dirlo è il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al Tg2, nell’intento di rassicurare sulla situazione dei connazionali presenti in Niger alle prese dallo scorso 27 luglio con un colpo di stato militare che sta causando diverse fibrillazioni a livello internazionale. Su due di loro, un pilota e un manutentore aeronautico dell’azienda laziale Heli World, la Farnesina sta riponendo maggiori attenzioni perché risultano impossibilitati ad abbandonare il Paese e si trovano al momento bloccati in un hotel della capitale Niamey. I due lavoratori, da tre giorni chiusi in albergo, si trovavano nel Paese per svolgere la manutenzione a una serie di velivoli appartenenti a una compagnia petrolifera e hanno ricevuto l’invito dall’ambasciata a non uscire e nemmeno affacciarsi alle finestre nel timore di colpi vaganti. Domenico Beccidelli, amministratore della Heli World e del Centro Costruzioni, ha dichiarato di essere “costantemente in contatto” con il personale e con l’ambasciata e di essere “molto preoccupato per una situazione di forte tensione”.

Oltre ai civili, in Niger sono presenti anche circa 300 militari delle Forze Armate italiane impegnati nella missione europea EUMPM (Missione di partenariato militare della UE in Niger) e nella Missione Bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (MISIN). Lo ha reso noto la Difesa nei giorni successivi al golpe. In una nota alla stampa dei giorni scorsi, il ministro Guido Crosetto aveva dichiarato: “Stiamo seguendo con la massima attenzione la situazione in Niger a seguito del colpo di Stato. La sicurezza dei nostri connazionali civili e dei nostri militari lì presenti è la nostra priorità assoluta”, aggiungendo poi di “essere in stretto contatto con la Farnesina” che, insieme alla Difesa e al COVI, monitora costantemente l’evoluzione delle condizioni di sicurezza sul terreno. “Al momento la situazione del personale militare impiegato in Niger non desta particolare preoccupazione” aveva poi concluso Crosetto.