A tre giorni dai funerali di Andrea Purgatori, e a cinque dall’autopsia la famiglia del giornalista, morto il 19 luglio all’età di 70 anni, torna a parlare tramite gli avvocati: “Quanto emerso finora dagli esami autoptici consolida le nostre tesi, ovvero che Purgatori sarebbe stato colpito da ischemie cerebrali”. Sulla morte di Purgatori è stata aperta un’inchiesta dopo la denuncia dei parenti che hanno alla magistratura di verificare se il decesso dello sceneggiatore e autore possa essere stata causata da una errata diagnosi. Il 6 settembre prossimo inoltre sono previste nuove perizie, ulteriore step degli accertamenti già avviati. Successivamente a questa dichiarazione i legali hanno precisato che “solamente dopo il termine delle operazioni autoptiche sarà possibile confermare o smentire ogni ipotesi investigativa, comprese le ischemie”.
Nel fascicolo d’inchiesta aperto con l’ipotesi di reato di omicidio colposo sono per il momento iscritti sul registro degli indagati due medici: il professor Gianfranco Gualdi, direttore della radiologia d’urgenza del policlinico universitario Umberto I di Roma e responsabile della radiologia della clinica Pio XI, e il dottor Claudio di Biasi, membro della sua équipe, attraverso i loro legali, si sono detti certi della correttezza del loro operato ovvero che il tumore che aveva colpito ai polmoni il giornalista si fosse esteso anche al cervello e che per questo era stato sottoposto a radioterapia. All’autopsia hanno partecipato i consulenti della procura, della famiglia e degli indagati. Subito dopo l’autopsia c’erano state indiscrezioni su un problema cardiopolmonare riscontrato tra le cause della morte del conduttore di Atlantide. Gli accertamenti autoptici erano volti a capire se poter escludere o meno l’eventuale presenza di un’infezione. I pm della Procura di Roma hanno già ascoltato alcune persone e diverse altre, tra cui sanitari e conoscenti del reporter, per ripercorrere gli ultimi mesi di vita di Purgatori e il decorso della sua malattia. La clinica Pio XI ha comunque precisato che il giornalista nella struttura “ha svolto solo accertamenti di diagnostica per immagini e una biopsia”.