Prosegue il rallentamento dell’inflazione che, secondo le rilevazioni preliminari Istat, in luglio si attesta al +6% dal +6,4% di giugno, tornando allo stesso livello di aprile 2022. A luglio 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% su base mensile. Resta ben più elevata l’inflazione del cosiddetto “carrello della spesa” sotto indice Istat che include i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona e che passa dal +10,5% a +10,4%. Stesso andamento anche per i prodotti ad alta frequenza d’acquisto, che passano da +5,7% a +5,6%. L’inflazione acquisita per il 2023, cioè la variazione che si avrebbe a fine anno ipotizzando che l’indice rimanga a questo livello nella restante parte dell’anno, è pari a +5,7%.

L’Italia rimane uno dei paesi euro con l’inflazione più alta. L’intera eurozona registra un rallentamento del carovita al 5,3%. Stando agli indici armonizzati (calcolati con criteri leggermente diversi rispetto a quelli utilizzati dai singoli istituti di statistica nazionale) l’inflazione italiana si attesta in luglio al 6,4%, a fronte del 5% della Francia e del 2,1% della Spagna. Leggermente più alto del dato italiano quello della Germania (6,5%).

“Registriamo ulteriori segnali di rallentamento della crescita dei prezzi rispetto ai mesi scorsi. Tuttavia, i consumi rimangono ancora deboli, in particolare per quanto riguarda i volumi di vendita del settore alimentare, a causa del livello dei prezzi acquisito e dall’incertezza che hanno caratterizzato i mesi scorsi”, Così Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione commentando in una nota i dati sull’inflazione. – “Per una coppia con due figli, l’inflazione a +6% significa una mazzata pari a 1725 euro su base annua, di questi ben 838 servono solo per far fronte ai rialzi del 10,9% di cibo e bevande”. Lo calcola l’Unione nazionale consumatori sulla base degli ultimi dati diffusi oggi dall’Istat.

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