Appena il tempo di finire di parlare. “L’unico modo in cui mi piace rispondere è con i risultati: stiamo crescendo di più delle altre economie, abbiamo un livello alto di occupazione stabile, di occupazione femminile. Le cose stanno andando bene”, aveva detto ieri la presidente del consiglio Giorgia Meloni in un’intervista a Fox. Oggi l’Istat diffonde il dato sul Prodotto interno lordo del secondo trimestre 2023 che mostra, a sorpresa (ma non troppo), una flessione dello 0,3% rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Ad ingranare la retromarcia sono state l’agricoltura e, soprattutto, l’industria, mentre il sego più resiste nei servizi. Non stupisce che il paragone con il secondo trimestre del 2022, nella prima fase della guerra in Ucraina, continui a segnare una crescita (+ 0,6%). “Alla discontinuità dell’andamento congiunturale nel secondo trimestre – commenta l’Istituto di statistica – fa fronte l’evoluzione positiva del Pil in termini tendenziali in misura dello 0,6%, che rappresenta la decima crescita trimestrale consecutiva”. La discesa del Pil del secondo trimestre dell’anno è dovuta ad “una flessione sia del settore primario, sia di quello industriale, a fronte di una moderata crescita del comparto dei servizi”. Dal lato della domanda, invece, la flessione “proviene dalla componente nazionale al lordo delle scorte, con la componente estera netta che ha fornito un apporto nullo”. Questa la valutazione tecnica dell’Istat.
Il dato negativo “allo stato non influisce sulla previsione annua formulata nel Def; questo obiettivo di crescita è ancora pienamente alla portata e si continuerà a perseguirlo con le politiche economiche di responsabilità prudente apprezzate e riconosciute come valide in ambito internazionale”, afferma il ministero dell’Economia. “Il governo – sottolinea il Mef – continuerà ad operare per assicurare l’attuazione degli investimenti pubblici e del Pnrr a sostegno della crescita e per favorire l’ulteriore discesa dell’inflazione”. (
Il dato italiano è in controtendenza rispetto all’area euro che registra un incremento del Pil dello 0,3%, stando a quanto rileva Eurostat nella sua prima stima flash. Nel primo trimestre del 2023 l’Eurozona aveva fatto registrare una crescita zero, mentre il Pil era aumentato dello 0,2% nell’Ue. Su base annua, rispetto al secondo trimestre del 2022, il Pil fa registrare un aumento rispettivamente dello 0,6 e dello 0,5% nelle due aree, restando in territorio positivo dopo il +1,1% registrato nel primo trimestre. Il dato italiano è peggiore di quelli di Germania (crescita zero), Francia (+ 0,5%) e Spagna (+ 0,4%). Tra i paesi euro peggio dell’Italia ha fatto solo lì Austria (-0,4%).
Che in Italia le cose non andassero benissimo lo si poteva peraltro desumere dal crollo registrato in aprile dalla produzione industriale e dalle indicazioni negative provenienti dalla Germania di cui gran parte del Nord Italia è una sorta di distretto manifatturiero. La soppressione degli incentivi per l’edilizia ha fatto il resto. Nei giorni scorsi sia la Banca d’Italia sia il Centro studi Confindustria avevano segnalato la fase di stanca della nostra economia. Le cose potrebbero migliorare nei mesi estivi sulla spinta del turismo che, a quanto sembra, sta andando bene. Alla luce dei dati del secondo trimestre, la crescita acquisita del Pil per il 2023 (ovvero la variazione che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno) è pari allo 0,8%. “In termini di variazione acquisita, per il 2023 la crescita si attesta nel secondo trimestre allo 0,8%, in leggera discesa – precisa l’Istituto di statistica – rispetto al valore del primo trimestre, che era stato pari allo 0,9%”. Sei giorni fa il Fondo monetario internazionale aveva rivisto al rialzo le previsioni per la crescita 2023 dell’Italia, collocandola all’1,1%.
“Ben 854 eventi estremi, fra grandinate, nubifragi e alluvioni, hanno tagliato le produzioni agricole della fattoria Italia nel secondo trimestre dell’anno”, afferma la Coldiretti sulla base dei dati Eswd (European Severe Weather Database) in riferimento alle stime preliminari sul Prodotto interno lordo diffuse dall’Istat che indicano una flessione congiunturale del Pil del settore agricolo nel secondo trimestre 2023.
“Non appena l’impronta del governo Meloni ha avuto il tempo di fare effetto, siamo tornati in zona retrocessione. Se dopo un biennio di crescita solida e sostenuta sprofondiamo agli ultimi posti della classifica Ue, facendo peggio di Germania, Francia e Spagna, lo dobbiamo senza dubbio alle scelte fatte in questi mesi”, afferma Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in commissione Bilancio alla Camera. “Pessima notizia! Il governo, invece di continuare a cantare vittoria per la crescita superiore a quella di altri Paesi europei, farebbe bene a preoccuparsi di questo calo, e mettere in campo misure urgenti per evitare che la riduzione venga confermata anche nel terzo trimestre, facendo così entrare l’Italia in recessione tecnica”, afferma il presidente dell’Unione nazionale consumatori Massimiliano Dona, commentando i dati diffusi oggi dall’Istat. “Il secondo trimestre del Pil registra una flessione dello 0,3%, che non deve essere letta come l’inizio della deriva del paese. L’economia italiana è ancora molto solida”, commenta il capoeconomista di Nomisma Lucio Poma.