In questi ultimi giorni assistiamo ad un robusto scambio di differenti opinioni sull’ampliamento o meno del maxi inceneritore di Acerra tra istituzioni regionali (On. Bonavitacola) e il Vescovo di Acerra Mons. Antonio Di Donna, in larga parte già anticipato su questo blog.

Martedì 25 luglio 2023, ARPAC ha comunicato che, anche per afflusso di polveri sahariane, si sono verificati superamenti diffusi in tutta la regione del limite massimo consentito del PM10. La concentrazione più elevata di PM10 è stata segnalata dalla centralina di Acerra zona industriale (112 ug/m.c.). I 32 comuni del conglomerato acerrano nolano sarebbero stati quindi obbligati, per legge, ad adottare ordinanze d’emergenza. Ma nessun sindaco l’ha fatto. D’altra parte sarebbe completamente inutile bloccare solo auto private e non i Tir.

Da quando, grazie anche alle nostre denunce, è stata ripristinata la piena funzionalità della centralina di monitoraggio della zona industriale di Acerra, dove ha sede il più grande inceneritore di Italia, assistiamo a un numero eccezionale di sforamenti in pm 10 causato in gran parte dall’eccezionale numero di Tir in entrata ed uscita dalla zona industriale di Acerra (non meno di 200 Tir al giorno per il solo inceneritore; non meno di 4mila passaggi Tir nella piana industriale acerrana nolana).

Da quando nel 2008, su richiesta dell’avvocato Gerardo Marotta, sono stato eletto Difensore Civico delle Assise di Palazzo Marigliano con lo specifico incarico di seguire Acerra, ho dovuto prendere atto, sin da allora, del caso unico che Acerra rappresenta nell’intero panorama dei disastri ambientali di Italia. Pongo alcune semplici domande su cui esiste un fitto mistero e totale assenza di trasparenza:

1. La Campania, grazie ad Acerra, dispone di un inceneritore che ne vale 9, e incenerisce il 28% di tutti i suoi rsu rispetto alla media nazionale di 24 e consigliata Ue di 23 per una quota di incenerito/procapite/anno su base regionale di oltre 111 kg rispetto alla media nazionale, di 98 superiore anche a quella lombarda. Questa eccezionale quota di incenerito procapite anno è calcolata su base regionale (circa 6 milioni di abitanti) ma si concentra in realtà su un solo impianto e un solo Comune (Acerra) di non oltre 60mila abitanti. A fronte di questo dato e danno certo, sappiamo che esiste un umiliante ristoro ambientale di soli 5 euro a tonnellata, a nostra conoscenza il più basso d’Italia! Portarlo ad almeno 15 euro a tonnellata/die sembrerebbe il minimo sindacale dovuto al Comune di Acerra. Perché non si adegua ad horas questo umiliante ristoro ambientale grazie agli eccezionali extraprofitti del maxi impianto definito per legge insalubre di classe I?

2. Grazie al vigente contratto (in scadenza nel 2030 con 49% incassi ad A2a e 51% a Regione Campania da cui i 27 milioni di euro di soli extraprofitti da reinvestire in manutenzione/ampliamento del maxi inceneritore) quanto incassa al giorno la A2a dei Comuni di Brescia e Milano dalla semplice gestione del maxi inceneritore di Acerra, ivi inclusi gli extraprofitti generati dalla crisi energetica negli ultimi anni? E’ vero che ci aggiriamo su una cifra che, a partire dai circa 200mila euro/die dall’apertura nel 2009, è oggi arrivata ad oltre 350mila euro al giorno?

3. Quanto riceve al giorno per ristoro ambientale dovuto per legge il Comune di Brescia per l’analogo maxi inceneritore della A2a: soltanto 5 euro a tonnellata come Acerra?

4. Grazie ad un congruo ristoro ambientale si potrebbe e dovrebbe partire immediatamente con indagini epidemiologiche specifiche sulla salute degli acerrani su cui incombe già da tempo l’incenerito procapite anno più elevato di Italia! Sin d’ora propongo scienziati di livello internazionale e di dimostrata indipendenza come il Prof Antonio Giordano e l’acerrano Dr Luigi Montano. Il Tar del Piemonte a tale proposito in questi giorni si è espresso molto chiaramente: è atto dovuto!

5. In ogni caso per avere una “fotografia” epidemiologica immediata da dettagliare (noi ISDE promotori) basta raccogliere semplicemente i dati della richiesta di insegnanti di sostegno di tutte la scuole di Acerra anno 2023 vs anno 2009 (apertura dell’inceneritore).

6. Ancora, non disponendo la Campania di alcun impianto di smaltimento finale delle ceneri, le oltre 155mila tonnellate anno di ceneri prodotte dove e come vengono smaltite a carico e con guadagno sempre per la A2a? E’ vero che questo garantisce ad A2a un ulteriore incasso di non meno di 50mila euro al giorno rispetto ai miseri 11mila euro/die attuali di ristoro ambientale per il comune di Acerra?

7. Perché con gli extraprofitti maturati (27 milioni euro) non si procede ad horas a realizzare i sempre promessi sottopassi ed eliminazione dei passaggi a livello che sono sempre stati promessi ad Acerra e mai realizzati sinora per ridurre gli assassini sforamenti in PM10?

Da quando seguo il disastro ambientale di Acerra, avendo dato giustizia ai pastori e al vigile Liguori con i biomonitoraggi pagati di tasca mia, devo registrare ogni giorno non un avviamento a soluzione, ma un aggravarsi continuo dei problemi di salute e ambientali di Acerra di cui il maxi inceneritore non è nemmeno l’unico, né il principale. Il super maxi inceneritore di Acerra è certamente il più grande insulto gestionale, economico e di danno alla salute pubblica con esclusivo guadagno per la Lombardia che ha ricevuto la Regione Campania.

Il Vescovo Antonio Di Donna ha centomila giuste ragioni per protestare e invitare tutti al massimo impegno civile a tutela della salute e della vita di circa 60mila cittadini umiliati, offesi ed uccisi dall’inquinamento ambientale ogni giorno. Come sempre, per Acerra, noi Medici dell’Ambiente di Napoli siamo già in prima linea di combattimento. Avremo risposte trasparenti e chiare a queste poche e semplici domande?

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