È morto facendo alpinismo, l’attività a cui aveva dedicato la sua intera vita professionale. Il 62enne altoatesino Diego Zanesco, nota guida alpina, ha perso la vita nel corso di una scalata in free solo, cioè senza protezioni o aiuti come corde o imbragature, della Tofana di Rozes, cima di 3.225 metri sulle Dolomiti orientali. Il suo corpo è stato recuperato nella mattinata del 31 luglio dal soccorso alpino di Pieve di Cadore, che il giorno prima lo aveva localizzato lungo un sorvolo della Via Eotvos – Dimai. Non ci sono testimoni dell’incidente fatale: Zanesco era partito da solo lasciando il cellulare all’interno del suo furgone posteggiato al Rifugio Dibona. Nella serata del 30 luglio, la moglie, preoccupata per non aver ricevuto nessuna notizia dal marito, ha allertato i soccorsi e sono iniziate le ricerche.
Zanesco si era trasferito in val Badia da qualche anno per motivi professionali. La sua famiglia, originaria di Bressanone, ha un forte legame con la montagna e con il Cai, il Club alpino italiano. Una decina di anni fa, in compagnia di sua madre Tilly allora 72enne e suo nipote Raphael, era partito per un importante trekking in Nepal all’interno del parco nella valle del Khumbu, fino a raggiungere la cima Kala Pattar a quota 5.550 metri nella zona dei campi base dell’Everest, un percorso sacro per i buddisti del luogo.
Solo qualche giorno fa Zanesco aveva accompagnato il regista statunitense Oliver Stone, insieme alla moglie Chong, in un’escursione sul monte Lagazuoi per documentarsi sui combattimenti sulle Dolomiti durante la Prima guerra mondiale. “Sono una guida alpina da molti anni. In tutti questi anni ho scalato con molti principianti, scalatori avanzati e alcuni alpinisti davvero famosi. Avrei molte storie da raccontare, ma è meglio scalare di più e parlare di meno”, somno le parole con cui si presentava sul suo sito internet.