Come comunicato dall’Inps con le poche (e confuse) parole dell’sms inviato venerdì scorso, da agosto (e fino al 31 dicembre 2023) il reddito di cittadinanza sarà percepito solo dalle famiglie con minori, persone con disabilità o persone di età pari o superiore ai 60 anni. Per tutti gli altri (i 169 mila che hanno ricevuto l’sms) niente più reddito di cittadinanza, a meno che non vengano presi in carico dai servizi sociali del loro Comune. Ma ecco tutti i dettagli della fase transitoria secondo quanto pubblicato sulle faq del ministero del Lavoro.
I servizi sociali – La presa in carico avviene dopo la valutazione da parte dei servizi sociali: se dovessero ritenere la persona “non attivabile al lavoro“, inseriranno i dati relativi ai nuclei familiari per i quali risulta finalizzata l’analisi preliminare nella piattaforma GePI, cioè la piattaforma per la gestione dei Patti per l’inclusione sociale che è lo strumento per l’attuazione delle attività di competenza dei Comuni rivolte ai beneficiari del reddito di cittadinanza. “Si precisa – si legge nelle faq del ministero – che la presa in carico da parte dei servizi sociali non è prevista per quei nuclei che presentano solo bisogni di tipo lavorativo, i cui componenti in età attiva sono stati indirizzati ai Centri per l’impiego”.
I tempi e gli “arretrati” – I servizi sociali hanno tempo fino al 31 ottobre 2023 per comunicare all’Inps l’avvenuta presa in carico per il tramite della piattaforma GePI. Se la presa in carico degli ex beneficiari del reddito di cittadinanza da parte degli assistenti sociali arriva all’Inps entro il 31 ottobre il beneficio può essere riattivato fino al 31 dicembre 2023 dando diritto anche agli arretrati. Ad esempio se la famiglia viene presa in carico solo il primo ottobre, da quel giorno riprenderà a ricevere il reddito di cittadinanza ricevendo anche le mensilità di agosto e settembre precedentemente sospese. Fino a dicembre 2023, quando il reddito di cittadinanza sarà definitivamente abolito.
Il supporto per la formazione e il lavoro – Tutti coloro i quali non fanno parte delle precedenti categorie verranno indirizzati ai centri per l’impego. Niente più reddito di cittadinanza ma a partire dal primo settembre 2023 potranno richiedere il Supporto per la formazione e il lavoro (SFL), ricevendo – a partire dal primo gennaio 2024 – “una indennità nel caso di partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive del lavoro comunque denominate”. Dal ministero viene definita la “nuova misura di attivazione al lavoro” e la partecipazione ai percorsi prevede una indennità di partecipazione pari ad un importo mensile di 350 euro per un massimo di 12 mensilità. Tra i requisiti economici richiesti c’è anche quello dell’Isee non superiore a 6mila euro. Sarà possibile fare richiesta per il Supporto Formazione Lavoro a partire dal 1° settembre 2023 tramite il portale Inps dedicato “che verrà comunicato nelle prossime settimane“, scrive il ministero.
La fine del Rdc e l’assegno di inclusione – Il 31 dicembre 2023 il reddito e la pensione di cittadinanza verranno definitivamente abolite. Al loro posto arriva l’assegno di inclusione per i nuclei familiari con minorenni, con persone con disabilità, con persone anziane con almeno 60 anni o con componenti in condizioni di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione. Per “condizione di svantaggio”, a titolo esemplificati vo, il ministero elenca le seguenti condizioni: persone in carico ai servizi per disabilità, per le dipendenze, per le donne vittime di violenza, le persone in carico ai servizi psicologici per la salute della persona, per le malattie psichiatriche e le persone senza fissa dimora in carico ai servizi sociali territoriali. L’assegno di inclusione dovrà essere richiesto dal primo gennaio 2024 con modalità telematica all’Inps: o utilizzando le credenziali Spid o Carta Nazionale dei Servizi o Carta di Identità Elettronica tramite il sito inps.it, oppure presso i Caf e i patronati. Anche in questo caso il portale Inps dedicato verrà comunicato nelle prossime settimane.