Nelle intenzioni del governo doveva velocizzare e semplificare le procedure di affidamento. Ma finora il nuovo Codice degli appalti, in vigore dal 1° luglio scorso, ha avuto soltanto l’effetto di far crollare il numero e il valore dei contratti pubblici. A certificarlo è l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), comunicando che la somma degli importi delle forniture avviate a luglio – nel primo mese di applicazione – ammonta a circa un quarto di quella di giugno, mentre per i servizi cala a poco più di un quinto e per i lavori addirittura a un settimo. Anche la quantità di contratti sottoscritti, informa l’Autorità, è più che dimezzata, tenendo conto anche delle richieste non ancora perfezionate. Il motivo? La nuova normativa prevede che tutte le stazioni appaltanti debbano “abilitarsi” all’Anac (dimostrando la sussistenza dei requisiti previsti dalla legge) per vedersi assegnato un Cig, Codice identificativo gara, la sequenza alfanumerica che permette di affidare una commessa in modo “tracciato”. Al momento dell’entrata in vigore, però, delle circa 26mila stazioni italiane avevano inviato le domande solo 2.404: di queste solo 1.571 erano state “qualificate”, mentre altre 286 lo erano state ma con riserva.

“Pur considerando che si tratta solo del primo mese e che il fenomeno dovrà essere osservato su un periodo più lungo, non si può negare che, a trenta giorni dalla prima applicazione del Codice appalti, si registri una frenata“, ammette il presidente dell’Anac Giuseppe Busia. “È fisiologico”, spiega, “che l’entrata in vigore di nuove regole comporti un rallentamento per la necessità di adattarsi alle novità dei testi. Dobbiamo, tuttavia, stare molto attenti e lavorare a fianco delle stazioni appaltanti per aiutarle e supportarle, come Anac sta facendo con molto impegno. Purtroppo pesa, in particolare, il fatto che non si sia investito sufficientemente per rafforzare le stazioni appaltanti, qualificandole adeguatamente, anche attraverso l’assunzione di nuovi funzionari capaci di applicare in modo corretto le nuove regole. Ce ne rendiamo conto anche misurando il processo di qualificazione, dove il numero delle stazioni appaltanti qualificate sta aumentando, ma a un ritmo molto più lento“, conclude. Una situazione che rischia di diventare l’ennesimo imbuto per investimenti e opere legati al Pnrr.

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