Pur con un lieve rallentamento, continua il trend positivo del mercato italiano dell’automobile: a luglio sono state immatricolate 119.207 vetture, con una crescita pari all’8,8% sul luglio 2022. Sicché il consuntivo del periodo gennaio-luglio vale 960.765 immatricolazioni, ovvero un incremento del 21% rispetto al medesimo intervallo del 2022. Rispetto ai livelli ante-crisi (cioè rispetto al gennaio-luglio 2019), però, si registra un calo del 22,3%. Secondo le stime degli analisti, se si mantenesse il tasso di crescita dei primi sette mesi, l’anno potrebbe chiudersi con quasi 1,6 milioni di immatricolazioni. Tuttavia, il sopracitato e progressivo rallentamento della domanda potrebbe ridimensionare la stima.
Tra le alimentazioni, il motore a benzina perde 1,2 punti percentuali, fermandosi al 28,6% di quota (28% nel cumulato, in linea con il corrispondente periodo 2022); il diesel scende al 18% delle immatricolazioni (-2,7% e al 19,2% nei 7 mesi). In buona crescita il Gpl che si porta al 9,8% di quota (+1,9%, all’8,9% in gennaio-luglio), mentre il metano si ferma allo 0,1% sia nel mese sia nel cumulato. Le ibride salgono al 35,7% nel mese e al 35,3% nel cumulato (rispettivamente +2,6% e +2,2%), con un 7,6% per le “full” hybrid e 28,1% per le “mild” hybrid. Da segnalare, poi, che a luglio torna di nuovo a scendere la quota percentuale di auto elettrificate, con le BEV (cioè le elettriche pure) che in questo mese non superano il 3,4% del totale e le ibride plug-in, cioè quelle ricaricabili da una fonte di corrente esterna, ferme al 4,4%, per una quota complessiva ridimensionata al 7,8% (era il 9,8% a giugno). In pratica, le auto “alla spina” continuano a essere una piccola nicchia del mercato italiano, a cui risultano evidentemente indigeste.
Secondo il Centro Studi Promotor, “la ripresina iniziata nell’agosto 2022 è stata determinata dal parziale superamento delle difficoltà di produzione legate alle ben note carenze di microchip e di altri componenti essenziali. Nella situazione attuale vi è una piena disponibilità di vetture elettriche e una discreta disponibilità di vetture di élite, ma persistono difficoltà di consegna per le auto destinate ai comuni mortali. D’altra parte gli operatori segnalano che la ripresina in atto è legata essenzialmente allo smaltimento del portafoglio ordini accumulato per le carenze di componenti, mentre ben il 90% dei concessionari lamenta una modesta acquisizione di nuovi ordini”.
“La ragione principale di quest’ultima situazione – continua CSP – è da ricercare nel livello raggiunto dai prezzi che in luglio sono ‘alti’ per il 62% dei concessionari, mentre il 30% si attende ulteriori aumenti nei prossimi tre-quattro mesi”. Sempre dall’inchiesta del Centro Studi Promotor emerge che “il principale fattore di freno della domanda di auto è attualmente la situazione economica delle famiglie indicata come ostacolo alle vendite dal 72% dei concessionari e seguita dal livello elevato dei prezzi (69% di indicazioni) e dalla situazione economica generale (63% di indicazioni)”.