di Giovanni Capasso
Giovedì 4 maggio 2023, ore 22:37. Con cinque giornate di anticipo, la squadra di calcio del Napoli conquista con grande merito il terzo titolo della sua storia. Scoppia la gioia nelle case e nelle strade di Napoli colorate a festa e i cuori dei napoletani battono all’unisono nel nome del calcio. Dietro queste vittorie, però, si cela una contraddizione stridente. La città appena laureata campione d’Italia si ritrova, ormai da tempo, agli ultimissimi posti in tutte le classifiche sulla qualità della vita. È questa la realtà della città di Napoli, un connubio amaro tra trionfo e sconfitta, una doppia faccia che non possiamo più ignorare. La Napoli dei mille colori di Pino Daniele è nella realtà un chiaroscuro di Caravaggio.
La bassa qualità dei servizi pubblici essenziali sono solo alcune delle sfide che i cittadini affrontano ogni giorno. Una vita segnata da difficoltà e preoccupazioni che non sembra riflettere l’immagine trionfante che il calcio proietta all’esterno.
La squadra di calcio di questa città è un esempio di determinazione e talento. Nello stadio di proprietà del comune di Napoli, intitolato al grande Diego Armando Maradona, i calciatori del Napoli incantano il pubblico, suscitando orgoglio e ammirazione. Ma mentre gli occhi del mondo sono puntati sul campo da gioco, ciò che accade fuori di esso rimane spesso nell’ombra. La mancanza di parchi e spazi pubblici all’aperto per praticare attività sportive e ricreative è un problema persistente. I giovani non hanno luoghi adeguati per socializzare e dar sfogo alla loro passione per lo sport e godere dei benefici sulla salute che l’attività fisica può offrire.
Il Mario Argento, il Parco dello sport e lo Sferisterio, solo per citare le strutture pubbliche che distano pochi metri dallo stadio Maradona, sono solo alcuni esempi delle tante strutture pubbliche cittadine che mostrano segni evidenti di abbandono. Palazzetti dello sport erosi dall’usura, palestre e piscine pubbliche in rovina e parchi trascurati. Sono testimonianze “viventi” della decadenza e dell’indifferenza della città nei confronti del benessere dei suoi cittadini. Invece di offrire un rifugio per il gioco e l’esercizio, queste strutture sono diventate tristi ricordi di un passato in cui lo sport era celebrato e valorizzato.
Sia chiaro, io non baratterei mai il primo posto in classifica del Napoli, la mia squadra del cuore, con qualche pullman, qualche canestro da basket o qualche fontanella pubblica in più in città. Ma io ragiono da tifoso sfegatato e non sono un amministratore locale votato da migliaia di persone che deve fare principalmente gli interessi dei cittadini. Eppure, pare che per l’amministrazione locale non sia così. Infatti, mentre gli sforzi del comune di Napoli per sostenere la squadra di calcio sono evidenti, basta ricordare la vicenda dell’affido dello stadio alla Ssc Napoli, la stessa passione sembra affievolirsi quando si tratta di affrontare la mancanza di spazi pubblici per lo sport e lo svago. È essenziale che gli amministratori locali riconoscano l’importanza di un equilibrio tra lo sport di alto livello e il benessere generale dei cittadini.
La contraddizione tra essere una città campione di calcio e avere una bassa qualità della vita è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Ma non tutto è perduto. Il calcio può essere un catalizzatore per il cambiamento e l’ispirazione per una città più consapevole. Se gli sforzi per sostenere lo sport di alto livello possono essere così intensi, la stessa passione e determinazione possono essere canalizzate verso la creazione di nuovi spazi per attività all’aperto.
Il coro preferito cantato dai tifosi del Napoli dice: “Siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi”. Bene, sarebbe bello che un giorno non troppo lontano i cittadini di Napoli possano cantare questo coro anche in riferimento al primo posto della loro città in qualche classifica sulla qualità della vita.