“Le procedure poste in essere dalla stazione appaltante paiono manifestare diverse anomalie e, soprattutto, criticità che attengono principalmente al mancato rispetto dei principi di concorrenza, parità di trattamento e trasparenza“. Così l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) comunica all’Autorità portuale del mar Ligure occidentale “l’avvio dell’istruttoria finalizzata alla verifica del corretto espletamento” dell’affidamento dell’appalto per il primo lotto della nuova diga foranea del porto di Genova, aggiudicato lo scorso ottobre per 863 milioni al consorzio PerGenova Breakwater, composto da Webuild (ex Salini Impregilo), Fincantieri, Fincosit e Sidra. Si tratta del maggiore progetto infrastrutturale finanziato con fondi del Pnrr, dal valore complessivo di un miliardo e trecento milioni di euro: l’opera, pensata per consentire l’accesso alle banchine delle navi commerciali di più grandi dimensioni, è contestastissima dagli addetti ai lavori a causa della dubbia funzionalità, dei costi ritenuti eccessivi e delle proibitive modalità di realizzazione. L’aggiudicazione, peraltro, è stata già annullata dal Tar della Liguria il 10 maggio scorso per mancanza dei requisiti da parte del consorzio vincitore: una decisione che non avrà effetti sui cantieri – a causa della normativa speciale legata al Pnrr – ma potrebbe obbligare le casse pubbliche a un risarcimento milionario nei confronti della cordata sconfitta, formata da Eteria (gruppo Gavio-Caltagirone) Rcm e Acciona.
Nella lettera di 22 pagine inviata nel capoluogo ligure il 4 luglio scorso, l’Ufficio vigilanza lavori dell’Anac stigmatizza diverse scelte del Commissario straordinario alla diga, il presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini: a partire dall’utilizzo della procedura negoziata, “derogatoria ed eccezionale rispetto al principio generale della pubblicità e della massima concorrenza (…) senza motivare specificatamente (…) circa i suoi presupposti legittimanti”. In particolare, per evitare di dover pubblicare un bando di gara, la diga è stata inserita tra le opere urgenti del Programma straordinario previsto dal decreto Genova del 2018 per la ripresa della città dopo il crollo del ponte Morandi, nonostante – ricorda il documento – la progettazione preliminare risalisse a molto prima del disastro, addirittura al 2010, quando l’infrastruttura era già considerata “strategica”. Inoltre, a norma di legge, per poter rientrare nel Programma straordinario le opere devono consistere in “interventi stradali “ e “interventi ferroviari” atti “al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di rete fortemente compromessi dal tragico evento” tra cui, nota l’Anac, “non sembra poter rientrare la nuova diga foranea”.
Un’altra “criticità” rilevata dall’Anticorruzione riguarda la condotta tenuta dal Commissario dopo l’iniziale flop della procedura negoziata, andata deserta alla prima scadenza del 30 giugno 2022, perché entrambi i soggetti invitati a presentare un’offerta – il consorzio Webuild e quello rivale – si erano tirati indietro a causa degli extra-costi dovuti al caro-materiali. A quel punto, invece di bandire una nuova gara, la stazione appaltante “convocava i due operatori e, senza prevedere i criteri per l’attribuzione di punteggi e la formazione di una vera e propria graduatoria finale, li invitava a formulare una nuova offerta entro il 26 luglio, “corredata altresì di eventuali proposte di modifica rispetto alle previsioni dello schema di contratto e capitolato”. Al termine di questa seconda fase l’Autorità portuale scelse l’offerta di Webuild, accettando una modifica molto favorevole richiesta dall’azienda: eventuali modifiche al progetto dovute a difficoltà geotecniche saranno trattte come varianti, quindi a carico dell’appaltante e non dell’appaltatore, con potenziale impennata dei costi. Secondo l’Anac, ciò costituisce “un’alterazione delle iniziali condizioni di gara non controbilanciata da un’apertura alla concorrenza”, mentre l’assenza di offerte “avrebbe dovuto portare alla indizione di una nuova procedura di selezione con nuovo avviso esplorativo”.
“Si osserva inoltre”, prosegue la lettera, “che la stazione appaltante ha bandito la gara, poi andata deserta, sulla base di un prezziario non aggiornato“, cioè non aumentato del 20% in base al Decreto aiuti varato dopo la crisi economica dovuta alla guerra in Ucraina. E non si tratta di una dimenticanza da poco, considerato “che la problematica prezzi è stata invocata dai due concorrenti quale maggiore criticità e motivo della mancata presentazione dell’offerta”. Al punto successivo l’Anac chiede al Commissario “come intenda procedere nell’appalto sia con riferimento alla carenza dei requisiti” della cordata Webuild, rilevata dal Tar annullando la gara, “sia in ordine ai ristori che la stazione appaltante dovrà erogare”, in caso di sentenza confermata, al concorrente sconfitto. Infine si affronta un tema già sollevato più volte dal Fatto: il conflitto d’interessi da “porte girevoli” di Marco Rettighieri, ingegnere “che risulta oggi presidente di Webuild Italia, mentre prima era responsabile dell’attuazione del programma straordinario dell’Autorità portuale”. L’ente guidato da Signorini, da parte sua, riconduce l’iniziativa dell’Anac a “ordinaria attività di vigilanza relativa alle procedure del codice dei contratti pubblici, frequente specie in ipotesi di rilevante valore economico e complessità”, e fa sapere che sarà trasmessa “una dettagliata relazione sull’appalto” entro il termine richiesto dalla procedura, cioè il 4 agosto.