Una fase transitoria che continua a essere caotica quella seguita allo stop del reddito di cittadinanza. Dopo le proteste degli assistenti sociali (che lamentano un aumento degli accessi negli uffici comunali del 50%), e le criticità sollevate dall’associazione nazionale dei Comuni italiani (“Mancano i dati per fare gli elenchi dei nuclei fragili), il governo – dopo cinque giorni di silenzio – prova a mettere qualche pezza, ma la confusione rimane. Mentre la ministra Calderone giovedì si recherà in Senato per tenere un’informativa, oggi il ministero del Lavoro ha tenuto un incontro in video call con le Regioni proprio per affrontare le criticità. Dagli stessi governatori, però, è stata contestata l’assenza di informazioni da parte del governo.

Così – per la prima volta da giovedì scorso, quando sono stati inviati gli sms che annunciavano ai percettori lo stop al reddito di cittadinanza – il ministero del lavoro interviene con una nota stampa. Lo fa proprio per comunicare l’esito dell’incontro con Anpal, Anpal Servizi e le Regioni, alla presenza della ministra Calderone, definito nel comunicato “utile per condividere i prossimi step della riforma, a cominciare dal nuovo strumento del Supporto alla Formazione e Lavoro che debutterà il primo settembre”. Si tratta dalla nuova misura che permetterà di ottenere 350 euro al mese (per un massimo di 12 mesi) per ogni persona che ha avviato un percorso di ricerca o di formazione professionale, destinata ai cosiddetti “occupabili” cioè tutti quelli che hanno perso il reddito di cittadinanza e non rientreranno tra coloro che otterranno l’assegno di inclusione. Il ministero fa sapere che “sarà regolarmente attiva a partire dal primo settembre la piattaforma Siisl, lo strumento che servirà per la gestione del supporto per la formazione e il lavoro”. Ma proprio su questo arriva la stoccata delle Regioni. Nel corso della riunione, infatti, i governatori hanno segnalato di non essere stati “ancora informati sulle caratteristiche e la funzionalità” della piattaforma. Le Regioni, inoltre, suggeriscono di pensare ad una “modalità transitoria” nel caso in cui si dovesse riscontrare una “non funzionalità” della piattaforma. Tra le altre cose, rimangono ancora da chiarire i criteri per i corsi di formazione che consentiranno a chi è rimasto senza reddito di cittadinanza di ottenere il Sostegno Formazione e Lavoro. Il decreto per definire i criteri potrebbe arrivare presto, assicurano dal governo.

Intanto, proprio nello stesso comunicato, il governo cerca di chiarire il caos creato dall’sms entrando nel merito proprio della platea di soggetti che non percepiranno più il reddito e di chi, invece, potrà essere preso in carico dai servizi sociali (percependolo fino a dicembre). “Il Ministero ha chiarito – si legge – che i 159 mila nuclei con componenti in età da lavoro compresa fra i 18 e i 59 anni interessati dalla misura (il Supporto alla Formazione e Lavoro, ndr) dovranno rivolgersi ai Centri per l’impiego“. E su questo, scrive il ministero, “diverse regioni hanno evidenziato di aver già avviato una proficua collaborazione con le sedi territoriali dell’Inps”. In merito agli “88 mila nuclei familiari in condizioni di fragilità” il governo fa sapere che sono soggetti “aggiuntivi rispetto alla platea dei 159 mila” e per i quali “i servizi sociali hanno già avviato la fase della valutazione multidimensionale successiva alla presa in carico avvenuta sin dai primi giorni del mese di luglio”. Un chiarimento che non è molto esaustivo, considerando che l’sms inviato dall’Inps a tutti i circa 160 mila ex percettori del reddito parlava di “eventuale presa in carico dei servizi sociali”. Cosa che ha provocato, in alcune città, l’assalto agli uffici degli assistenti sociali. A quanto pare si sarebbe trattato di un errore di comunicazione, implicitamente ammesso dal ministero.

Per cercare di rispondere a tutte le critiche e chiarire il contesto, giovedì 3 agosto, nell’aula del Senato la ministra del Lavoro, Elvira Calderone, terrà un’informativa sul reddito di cittadinanza per chiarire anche la modalità con le quali è stato gestito lo stop alla misura, con l’sms dell’Inps che ha provocato non poche polemiche e tante difficoltà ai servizi sociali comunali. La decisione è stata presa dalla conferenza dei capigruppo su richiesta dell’opposizione. “Abbiamo chiesto che la ministra Calderone venga in aula giovedì alle 15.30 per comunicazioni sul reddito di cittadinanza e sulle modalità drammaticamente sbagliate” con cui è stato comunicato lo stop. Il Pd contesta al governo “l’assenza di comunicazioni preventive sulla cancellazione del reddito di cittadinanza e dell’assegno unico per gli esclusi dal reddito stesso”, ha spiegato capogruppo del Pd, Francesco Boccia.

Quello dell’assegno unico universale per i figli a carico è, infatti, l’ultima delle complicazioni seguite allo stop dal primo di agosto del reddito di cittadinanza per i cosiddetti “occupabili“, cioè quelle famiglie che all’interno del loro nucleo non hanno minori, disabili o over 60. Il problema riguarda gli ex percettori del reddito che hanno a carico figli tra 18 e 21 anni: rischiano adesso di non avere neanche l’assegno unico. A causa di una “dimenticanza” del governo, infatti, queste famiglie per continuare a percepire la misura devono presentare all’Inps una nuova domanda, altrimenti niente assegno. Lo scrive l’Inps in un messaggio di chiarimento sulla fase di transizione verso l’assegno di inclusione. Ma molti dei destinatari non sanno ancora della necessità della presentazione della domanda.

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