Vietare le scarpe da tennis, obbligare i deputati a indossare la cravatta. Era il contenuto dell’ordine del giorno, alla Camera, portato avanti da Fratelli d’Italia e Noi Moderati (poi riformulato in maniera più vaga e meno stringente) che ha scatenato la bagarre in Aula. Ci ha pensato Riccardo Ricciardi del Movimento 5 stelle a mettere in evidenza la contraddizione tra chi vorrebbe imporre un dress code istituzionale, richiamandosi al decoro, quando contemporaneamente getta per strada centinaia di migliaia di persone, cancellando il reddito di cittadinanza, e avvertendole semplicemente con un sms sul cellulare: “Forma e sostanza sono strettamente collegate, scrivete nell’ordine del giorno. E allora parliamo di sostanza: nell’altro ramo del Parlamento si vogliono reintrodurre i vitalizi, una ministra che mente al Senato è una questione di decoro, un ministro che insulta un prete antimafia è una questione di decoro sostanziale”. A questo punto Giorgio Mulè, presidente di turno (Forza Italia), ha interrotto Ricciardi, invitandolo a “restare sull’ordine del giorno” e provocando le ire del M5s. “Nel momento in cui si dice che le istituzioni devono riacquisire un decoro e il decoro è mettersi la cravatta e non aver paura a togliere a 169mila famiglie il reddito di cittadinanza con un sms, e questo non è decoro, e il decoro è la cravatta, allora siamo fuori dal mondo”. Ad alimentare le polemiche si è messa anche Simonetta Matone (Lega): “È irrispettoso venire qui con abbigliamenti da spiaggia o abbigliamenti sportivi, noi non stiamo facendo footing”.