La scienza opera con due semplici passi: identifica l’ignoranza e cerca di ridurla. Prendiamo la domanda cosmica: da dove veniamo? Un tempo le risposte erano del tipo: una divinità modella il fango, gli dà la vita col suo soffio, ed eccoci qua. Charles Darwin, comparando la nostra anatomia con quella delle altre scimmie antropoidi, propose che la nostra specie abbia avuto origine da antenati scimmieschi. Non deriviamo dalle scimmie attuali, ma abbiamo un antenato comune molto vicino a loro: sono nostri fratelli, non i nostri genitori. La genetica conferma la risposta: la stragrande maggioranza dei geni umani è in comune con quelli degli scimpanzé. Molti geni sono in comune con altre scimmie, e le affinità genetiche si riducono man mano che si passa a uccelli e rettili, per non parlare di lumache e meduse. Alcuni geni sono condivisi con tutti gli animali: deriviamo tutti da un antenato comune e possiamo andare indietro nella storia della vita e vedere che tutti i viventi condividono discendenza comune. La vita ha avuto un’origine singola.
La scienza ha ridotto l’ignoranza sull’origine delle specie e dell’uomo, aumentando la nostra conoscenza. La scienza si basa su prove fattuali, la teoria dell’evoluzione non è una mera ipotesi, è una costruzione teorica basata su prove comparative e sperimentali. Dato che i meccanismi dell’evoluzione sono molti, la teoria è stata arricchita con nuove scoperte. Se si dimostrasse scientificamente che la nostra specie deriva dal soffio divino nel fango inerte… tutti gli scienziati cambierebbero idea. Però va dimostrato, non basta dire che è scritto in un antico libro lasciato in una grotta… tanto tempo fa.
Il mondo scientifico rimase folgorato dalla teoria di Darwin, e la nostra visione del mondo e di noi stessi cambiò radicalmente. Già Copernico e Newton e Galileo ci costrinsero a cambiare idea sulla posizione del mondo nell’universo, ma Darwin cambiò la prospettiva che riguarda noi. Non tutti, però, accettano le verità scientifiche e preferiscono le verità rivelate. Voi scienziati avete la vostra verità, noi abbiamo la nostra. C’è una differenza, però: la verità scientifica è basata sul metodo scientifico, è accettata in modo provvisorio ed è abbandonata di fronte a prove più convincenti. Le verità alternative non hanno basi scientifi
che. Le due “verità” non si possono confrontare. Potremmo dire che la verità del soffio divino nel fango è una sorta di ideologia, ed è frutto di idee scaturite dal cervello di qualcuno e abbracciate dai cervelli di altri. La verità sulla discendenza da antenati comuni si basa su prove comparative e sperimentali. C’è una bella differenza. La scienza non è un’ideologia, si basa su un approccio pragmatico alla diminuzione dell’ignoranza. Se la maggioranza credesse ad una nostra origine da fango vivificato da soffi divini, questo non renderebbe vera questa ideologia anche se, in base ai principi della democrazia, la mozione fango vincerebbe sulla mozione evoluzione. Il che induce a meditazione su come esercitare la democrazia.
Anche la scienza, comunque, può diventare ideologia. L’ambientalismo ideologico esiste eccome, come l’economia ideologica, la politica ideologica e molto altro. Gli scienziati che studiano l’ambiente non sono ideologici, ma i loro risultati possono portare a posizioni ideologiche nell’effettuare, ad esempio, le analisi costi-benefici. Non accettare di portare a termine un’impresa per evitarne i costi ambientali senza considerare i possibili benefici che potrebbero derivarne, per esempio, è una posizione ideologica, come è ideologico accettare i benefici di qualunque impresa senza considerarne i costi ambientali. La scienza ci dovrebbe aiutare a pesare i costi e i benefici e la politica ci dovrebbe indirizzare verso soluzioni virtuose, ascoltando le varie campane. Questo, però, richiede politici che sappiano come funziona la scienza che, a volte, può dare risposte contrastanti. La scienza non è democratica: se la maggioranza pensa che deriviamo dal fango, questa ipotesi vince ad una votazione, ma questo non la rende valida. All’interno della comunità scientifica, però, la democrazia esiste. La comunità scientifica ritiene l’evoluzione più convincente di ogni altra spiegazione sulla nostra origine. I pochi che continuano a credere nel soffio divino sono una sparuta minoranza, nella comunità scientifica (e non sono biologi). La maggioranza accetta l’evoluzione, non per ideologia ma per analisi critica dei fatti.
Lo stesso vale per il cambiamento climatico: la stragrande maggioranza della comunità scientifica ritiene che ne siamo responsabili. Le opinioni di un Franco Prodi e un Antonino Zichichi non sovvertono l’esito di una possibile votazione democratica all’interno della comunità scientifica. Se la maggioranza dei votanti non scienziati si lasciasse convincere dalla minoranza degli scienziati e votasse di conseguenza, la democrazia risulterebbe drogata dall’ideologia e dall’ignoranza.
E questa è la situazione in cui ci troviamo proprio ora, con politici che portano le loro spiegazioni sul cambiamento globale, ignorando le interpretazioni degli scienziati, ritenendosi più qualificati di loro in discipline di cui ignorano persino le basi. Purtroppo la scienza non trova molto posto nei nostri sistemi di formazione e questo ci espone alla dittatura democratica dell’ignoranza.