Un quarto di secolo, cinque lustri, fate un po’ voi ma 25 anni sono tanti, soprattutto se volati in un lampo. Il ricordo del “Pirata” è forte e vivo negli occhi e nei cuori dei suoi tifosi ma le sue imprese sfociano già nel mito, accresciuto tragicamente dalla sua dolorosa scomparsa. Il 2 agosto del 1998 assistemmo a qualcosa di storico, per più motivi. Un italiano in maglia gialla 33 anni dopo Felice Gimondi, anch’egli sul palco a passare il testimone al suo successore. Il secondo italiano dopo Coppi (due volte, nel 1949 e nel 1952) capace di fare l’accoppiata Giro-Tour nello stesso anno. Dopo il 1998 nessun altro è riuscito a portare a termine questa impresa di cui possono fregiarsi solo Jacques Anquetil (nel 1964), Eddy Merckx (nel 1970, 1972 e 1974), Bernard Hinault (nel 1982 e nel 1985), Stephen Roche (nel 1987) e Miguel Indurain (nel 1992 e nel 1993). Stiamo parlando di Marco Pantani e del fatto che sono incredibilmente trascorsi già 25 anni da quel momento esaltante per tutta l’Italia ciclistica (e non solo).
Il 2 agosto del 1998 Marco Pantani in maglia gialla sorrideva con alle spalle l’Arc de Triomphe. Un trionfo costruito a modo suo, all’attacco e ancora non sazio dopo il successo al Giro d’Italia. Per comprendere la grandezza dell’impresa basta andare a ritroso di tre settimane, all’11 luglio, quando nel prologo di Dublino lungo appena 5,6 chilometri fu distanziato di 43 secondi dal rivale numero 1, il tedesco Jan Ullrich, vincitore uscente e grande favorito. Pantani arrivò 181esimo su 189 corridori, doveva già inseguire.
Una settimana dopo, il 18 luglio, un’altra cronometro “monstre” di 58 chilometri consentì al tedesco di scavare un solco ancora più profondo tra sé e il “Pirata”. Con altri 4’21’’ incamerati, Ullrich aveva un vantaggio di oltre 5 minuti. A metà Tour ecco i Pirenei, sulle cui cime Pantani scalda il motore, arriva secondo dietro Rodolfo Massi a Luchon rosicchiando circa 30 secondi a Ullrich in controllo, il giorno dopo vince a Plateu de Beille riducendo il distacco dalla maglia gialla di altri 2 minuti. Pantani c’è, Ullrich lo teme, i tifosi sognano l’impresa sulle Alpi.
Il 27 luglio il sogno diventa realtà: la Grenoble – Les Deux Alpes ha tutti gli ingredienti giusti per rendere leggenda una tappa e un ciclista. Se quel ciclista si chiama Marco Pantani, poi, non ci sono dubbi. Pioggia e freddo sembravano non aver scalfito Jan Ullrich sulle prime due salite ma sul Galibier Pantani scatta, mani basse sul manubrio, e va via da solo. Ullrich annaspa, Pantani vola e volano i minuti fino al traguardo, saranno quasi 9 quelli persi dal tedesco in crisi, costretto a cedere la maglia gialla a un Pirata indomabile che non esulta se non appena dopo la linea d’arrivo. Il campione romagnolo sa che i secondi potrebbero essere importanti con la temibile cronometro di 52 chilometri in programma il penultimo giorno.
Il ragionamento è più che corretto, infatti il giorno dopo Ullrich si ritrova anche in salita e batte Pantani sul traguardo di Albertville. Classifica invariata e, dopo l’annullamento della diciassettesima tappa, il conto alla rovescia per il sogno giallo parte davvero. Alla partenza della cronometro decisiva, la Montceau-les-Mines – Le Creusot di 52 chilometri, Pantani ha 5 minuti e 42 secondi sull’americano Bobby Julich e 5 minuti e 56 secondi di vantaggio su Ullrich. Entrambi gli sono superiori nelle corse contro il tempo. Pantani arriva incredibilmente terzo in una crono lunghissima, perde poco più di due minuti e mezzo dal tedesco, 1 minuto e mezzo dall’americano. È il più forte, il 2 agosto del 1998 è il giorno della festa sugli Champs-Élysées, con i compagni di squadra della Mercatone Uno con i capelli tinti di giallo in onore della maglia pesantissima che Pantani indossa su quel podio. Un ciclista italiano capitano di una squadra italiana protagonista a Parigi: questa immagine aprirebbe capitoli infiniti su quanto al ciclismo italiano manchi per tornare al vertice. Il sorriso di Marco, lo sguardo fiero a guardare lontano, gli occhi lucidi, i suoi e i nostri, anche oggi, anche venticinque anni dopo.