Donald Trump è stato incriminato per la terza volta: dopo le accuse per il pagamento alla pornostar Stormy Daniels e le carte segrete a Mar-a-Lago, l’ex presidente è stato incriminato per l’assalto al Congresso del 6 gennaio con il quale ha cercato di bloccare il pacifico trasferimento di potere. Nei suoi confronti sono stati presentati quattro capi di accusa contenuti in 45 pagine: si tratta della “cospirazione per frodare gli Stati Uniti“, “ostruzione di giustizia”, “cospirazione per ostacolare un procedimento” e “cospirazione contro i diritti”. Accuse per le quali, se condannato, rischia anni in carcere.

“Nonostante la sconfitta” l’ex presidente “era determinato a restare al potere”: “ha diffuso bugie“, si legge nelle accuse dove si fa riferimento a sei persone che hanno cospirato con Trump che, però, non vengono nominate. Le descrizioni fornite sembrano fare riferimento, riportano i media americani, a Rudolph Giuliani e Sidney Powell, due degli ex legali di Trump. L’ex presidente dovrà presentarsi in tribunale giovedì alle ore 16. “Cercheremo un processo in tempi rapidi”, dice Jack Smith definendo l’assalto al Capitol un evento senza precedenti.

Dopo la nuova incriminazione, la campagna di Trump ha rilasciato una dichiarazione definendo l’atto d’accusa contro l’ex presidente “nient’altro che l’ultimo capitolo corrotto” in quella che viene definita una “caccia alle streghe” politica. Inoltre, per la campagna di Trump il nuovo atto di incriminazione è un tentativo di “interferenza elettorale”. Trump “ha sempre rispettato la legge e la Costituzione, con i consigli di molti avvocati di grande talento”, afferma la campagna per la rielezione dell’ex presidente. Un portavoce di Trump ha quindi paragonato le nuove accuse alla “Germania nazista negli anni ’30, l’ex Unione Sovietica e altri regimi autoritari e dittatoriali”, definendoli “antiamericani”.

Lo staff dell’ex presidente, che si preparava da giorni alla nuova incriminazione, attacca duramente la decisione, la seconda da parte del procuratore speciale Smith, nominato dal ministro della Giustizia Merrick Garland per occuparsi delle inchieste sull’ex presidente. “Non è altro che l’ennesimo tentativo da parte della corrotta famiglia Biden di trasformare in un’arma il Dipartimento di Giustizia per interferire nelle elezioni del 2024, in cui Trump è indiscutibilmente il frontrunner”, affermano gli avvocati del presidente.

Trump è saldamente in testa nei sondaggi fra i rivali repubblicani, ed è testa a testa con Joe Biden. La campagna dell’ex presidente comunque sta incontrando delle difficoltà a causa delle spese legali, che hanno quasi lasciato vuote le casse del pac Save America. Spese che potrebbero aumentare ulteriormente: sull’ex presidente aleggia infatti una quarta incriminazione che potrebbe arrivare nelle prossime settimane. E’ quella della contea di Fulton sulle interferenze per capovolgere il risultato delle elezioni del 2020. Per Trump e i repubblicani, insomma, le grane sono destinate a continuare ed aumentare mettendo in pericolo la corsa alla Casa Bianca. Per il 2024, anno del voto, infatti Trump ha già in calendario i processi per il pagamento a Stormy Daniels e per le carte segrete, ai quale si aggiungerà probabilmente quello per il 6 gennaio, al quale è stato assegnato un giudice nominato da Barack Obama.

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