di Alessio Andreoli

Era da un po’ che non tornavo al mio paese natio, un piccolo paese della provincia di Mantova dove ho passato la mia gioventù. Avevo la passione, trasmessa da mio padre, per la pesca con le canne. In zona ci sono due canali di scolo e irrigazione ed erano allora molto frequentati dai pescatori della zona: uno è il canale della bonifica reggiana di Mantova, l’altro il canale Fossalta. Si faceva la pesca alla carpa o del pescegatto da metà estate all’autunno. Le rive dei due canali erano molto ben tenute, l’erba tagliata spesso e nessuna pianta per cui non c’era ombra sotto cui ripararsi e questo costringeva a portare larghi cappelli di paglia o ad ingegnarsi legando l’ombrello, che normalmente utilizziamo per la pioggia, ad un manico di scopa ben piantato nel terreno.

Allora non c’erano soldi per comprare ombrelloni e ci si doveva arrangiare aguzzando l’ingegno. Le rive e gli argini erano talmente puliti e tenuti in ordine che si poteva fare anche un pic-nic e le acque talmente limpide che in piena estate erano molti i giovani della zona che ne approfittavano per farsi un bel bagno rinfrescante.

Essendo passati molti anni decido, preso anche da un po’ di nostalgia, di farmi un giretto e di andare a passeggiare lungo le rive di questi due corsi d’acqua. La mia sorpresa è stata enorme. La vegetazione non ha solo invaso i sentieri che ci sono sugli argini rendendo, in alcuni tratti, quasi impossibile il transito, ma anche le rive in prossimità dell’acqua sono impercorribili per l’intrico di piante che nel tempo spontaneamente hanno preso piede e si sono impossessate del territorio. Molti alberi hanno le fronde che lambiscono l’acqua, altri sono caduti nel canale.

Insomma è evidente una situazione di degrado e incuria elevatissima, l’abbandono di ogni manutenzione è palese e dalla dimensione dei tronchi degli alberi probabilmente si parla di decenni di abbandono. Ho fatto una breve ricerca su Google Earth, questa applicazione permette di vedere dall’alto lo stesso territorio anche nei decenni scorsi: certo l’immagine di qualche anno fa è meno nitida ma questo non impedisce un confronto e già nel 2002 si percepisce una situazione molto meno degradata, anche se si possono cogliere i primi segnali di incuria.

Al di là di tutte le valutazioni di carattere idrogeologico sulla necessità di tenere puliti i corsi d’acqua che già da sole dovrebbero far vergognare gli enti preposti alla manutenzione, mi chiedo, ma per cosa i proprietari terrieri pagano le tasse ai consorzi che dovrebbero prendersi cura del territorio? Come si spiega il protrarsi nel tempo di un degrado così elevato? Anche qua vogliamo dare la colpa alla pandemia o c’è dell’altro?

Vado sul sito del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e leggo le linee programmatiche del ministro Lollobrigida alle commissioni congiunte di Camera e Senato: c’è un bel riferimento alla tradizione agricola. Ebbene ministro, fa parte della nostra tradizione tenere puliti e in ordine gli argini e le golene e, da quanto ho visto, di lavoro da fare c’è ne è parecchio, quindi dedichiamoci a questo piuttosto che correre dietro alla carne sintetica o alla sostituzione etnica. Magari può chiedere supporto al suo collega Salvini che, oltre ad essere un grande esperto di ponti e avveniristiche opere ingegneristiche, in questi giorni alla kermesse della Lega a Cervia ha dato grande prova di sé e della sua infinita conoscenza scientifica ricordando che il cambiamento climatico è solo un aspetto ciclico e c’è sempre stato.

Dimenticavo… l’acqua dei due canali, che un tempo era limpidissima, ora sembra una discarica a cielo aperto che passa da un grigio limaccioso a un marron color fogna. E mi sembra che puzzi pure.

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