di Antonio Di Giovanni
Orlando Tripodi, Consigliere regionale del Lazio in quota Lega, deposita pochi giorni fa una proposta di legge regionale: precisamente la n. 46 del 18 luglio 2023, ovvero “L’istituzione della festa regionale dei figli” dove all’art. 3 si istituisce il “premio regionale del figlio o figlia del Lazio”; ovviamente – come spiega la proposta – figli rigorosamente di famiglie riconosciute dall’articolo 29 della Costituzione Italiana. Pertanto, niente figli di famiglie cosiddette arcobaleno, se così possiamo definirle, perché il Consigliere Tripodi, degno emulo dell’ultracattolico ex senatore Simone Pillon, per “famiglia” intende solo quella tradizionale e chi se ne frega se “gli altri figli” si siano distinti, come recita la proposta, “per aver compiuto azioni particolarmente meritorie, in ambito sociale, assistenziale, economico, sanitario oppure legato alla sicurezza”.
Insomma, anche nella Regione Lazio soffia il vento della propaganda di regime, una similitudine che ricorda i giovani balilla, ragazzi costretti dal fascismo ad essere l’orgoglio del paese, purché figli di famiglie fasciste.
Che tristezza vedere Consiglieri regionali pagati profumatamente che, invece di impegnarsi a rimettere in piedi una malasanità diffusa o ad occuparsi di un trasporto regionale pessimo, perdono il tempo con queste cazzatelle che difficilmente incidono sui problemi dei cittadini laziali.
Nostalgia canaglia, dicevano in una canzone del Sanremo del 1987 Albano e Romina; nostalgia fascista direi, di cui evidentemente questa destra è affetta e lo sta dimostrando in tutte le sedi, dalle rappresentanze istituzionali locali a quelle nazionali, come la “Carta acquisti spesa 2023”, la nuova social card del governo Meloni da 382,50 euro a famiglia, simile alla tessera personale che fu introdotta in Italia dal regime fascista dopo lo scoppio della guerra e distribuita dagli Uffici Annonari del Comune ad ogni famiglia, che definiva le quantità di merci e di generi alimentari razionati (pane, farina, olio e sale) acquistabili in un determinato lasso di tempo.
Insomma, speriamo vivamente che per ritirare il premio regionale del figlio o figlia del Lazio, istituito dal leghista Tripodi, all’atto della consegna ufficiale, per i ragazzi non ci sia l’obbligo di indossare la camicia nera.