Samuele Bersani dice la sua sul trapper “Quando si stacca l’autotune” ecc ecc…
Il riferimento va a Sfera Ebbasta, che nei giorni più caldi di questa estate si è esibito a Parma meno del previsto a causa del caldo, lo stesso clima che qualche giorno dopo non ha impedito a Gianni Morandi (anni?!) di cantare il doppio del trapper senza fare una piega (al massimo qualche ruga).

Non è la questione Bersani/Ebbasta che mi prende, ma i sette/ottomila spettatori, giovanissimi, che aspettano per ore.

Migliaia di giovani in presenza non bastano a stabilire che sei bravo, non è la qualità che mi interessa e non ho il talento di Bersani per esprimere un giudizio di merito. Mi fa riflettere la capacità della trap di coinvolgere un numero così impressionante di giovanissimi a fronte di brani i cui testi sono molto spesso ridotti a poche tematiche e ostinate: sostanze, violenza, sesso, soldi, rabbia. Sentire uno Sfera autotunare dal palco è diverso che leggere le sue parole su carta (quanti cantanti crollerebbero sotto l’evidenza della banalità dei loro testi leggendoli anzichè sentirli), richiederebbe il tempo della lettura e forse la consapevolezza che migliaia di follower assuefatti si abituano a “vestire un corpo” che non è più ambizione al fisico perfetto, ma identità di sentimento in cui la rabbia va di moda. Hai voglia a gestirla quando cresce coltivata sulla pelle degli adolescenti.

È questo che ci deve coinvolgere e ammettere che ai nostri figli tutto questo piace, che la trap non va giudicata né loro lasciati soli a decifrare codici che necessitano di un dialogo e adulti e insegnanti che tra un Ungaretti e un Leopardi potrebbero anche commentare una frase di Samuele Bersani e Sfera Ebbasta.

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