Il Lecco torna in Serie B, il Brescia ci rimane, adesso è il Perugia a scivolare in Lega Pro insieme alla Reggina. In questo strano gioco dell’oca che è diventata l’estate del 2023 per il calcio italiano, l’organico della Serie B cambia ancora. L’ennesimo ribaltone arriva dal Tar del Lazio, che ha accolto il ricorso dei lombardi, a scapito del Perugia, respingendo invece quello dei calabresi. Confermate, insomma, quelle che erano state le scelte della FederCalcio. Ma non è ancora finita.
Giustizia è fatta, si potrebbe dire, almeno se guardiamo al merito sportivo. Promosso sul campo per la prima volta in cadetteria al termine di una cavalcata storica ai playoff, il Lecco rischiava di scivolare addirittura in Serie D a tavolino per scartoffie burocratiche. Vista l’inadeguatezza del suo impianto, il club aveva indicato come stadio l’Euganeo di Padova, ma lo aveva fatto in ritardo, perché del resto anche i playoff di Serie C erano iniziati in ritardo, e la firma del prefetto era arrivata fuori tempo massimo. Un pasticcio burocratico su cui tutti hanno colpe: la Figc che si è scordata di allungare i termini con il rinvio dei playoff, in parte anche il Lecco a cui la data di scadenza era comunque nota e almeno teoricamente avrebbe potuto muoversi in anticipo. Ma certo perdere per questo vizio di forma una promozione conquistata sul campo sarebbe stato troppo. Per questo la FederCalcio, dopo un primo parere negativo della Commissione infrastrutture, aveva dato il via libera. Poi la doccia gelata del Collegio di Garanzia: la “cassazione dello sport” aveva ribadito come la perentorietà dei termini fosse un concetto oggettivo, impossibile da derogare. Il primo grado alla giustizia ordinaria ha ribaltato nuovamente il verdetto: per capire il perché bisogna attendere le motivazioni, il Tar del Lazio però intanto ha accolto il ricorso dei lombardi che quindi ad oggi sono virtualmente in Serie B. Per l’ordine di graduatoria dei ripescaggi, ne fa le spese il Perugia.
L’altra sfida in tribunale, proprio per questo gioco delle coppie che si è andato a creare, era fra Reggina e Brescia. La vicenda dei calabresi forse è la più complessa, con la discrepanza fra i tempi stabiliti dal Tribunale fallimentare e quelli previsti dalle norme sportive. L’oggetto della discordia sono i 757mila euro di debito nei confronti dello Stato: il Tribunale di Reggio Calabria che ha approvato il piano di rientro (contro il parere dell’Agenzia dell’Entrate, che a tutt’oggi reclama milioni) ha dato tempo fino al 12 luglio per pagare, per l’iscrizione il termine era il 20 giugno e non è stato rispettato. In questo caso la Figc non ha fatto sconti, ma guardava a questo contenzioso forse anche con più preoccupazione di quello del Lecco, perché si temeva che in sede di giustizia ordinaria potessero essere ribadite le tesi difensive già accolte una volta. Non è successo, almeno per ora: il ricorso è stato dichiarato improcedibile. Con la bocciatura al Tar a questo punto le chance dei calabresi di giocare la prossima Serie B diminuiscono sensibilmente. Manterrebbe la categoria il Brescia, retrocesso l’anno scorso al playout contro il Cosenza, primo delle ripescabili.
Rimane un’incognita. Anzi due. La prima: il Consiglio di Stato, ultimo grado di giudizio, atteso a fine agosto (c’è una piccola speranza di anticipare l’udienza ma è difficile). La seconda: l’inizio del campionato. Previsto per il 19 agosto, la Serie B (o meglio, i 18 club che al momento ne fanno parte) ha deliberato all’unanimità di cominciare comunque, senza aspettare i ricorsi, e la Figc non si opporrà. Fischio d’inizio come da tabella di marcia, dunque, ma con “X” e “Y” in calendario se verranno confermati i ricorsi di Reggina e Perugia, praticamente scontati: quindi con due partite non disputate a giornata, che diventeranno sei fino al 29 agosto (data della sentenza definitiva) e alla sosta delle nazionali. Sempre meglio che dover recuperare tre turni per intero. Le squadre mancanti (Lecco e Brescia, se verranno confermati i giudizi) partiranno ad handicap e con una proroga per il mercato. Quello che conta è evitare di scassare il format e ritrovarsi con una B a 21, spauracchio che non integrando gli organici fino all’ultimo dovrebbe essere scongiurato (domani infatti la Figc inserirà solo l’Atalanta Under23 in Lega Pro). Il resto è solo l’ennesima brutta figura: il calcio italiano ci è abituato.