Qualche giorno fa il ministro Gilberto Pichetto Fratin si è commosso durante un incontro con una giovane disperata per il proprio futuro a causa della crisi climatica. Sono state lacrime sinceramente apprezzabili e d’altronde il ministro, per fortuna, sul tema del cambiamento climatico sta dando prova di una relativa ragionevolezza, pur nicchiando ancora sulle vere cause della crisi, ovvero l’attività umana. Ma almeno ha capito l’emergenza e incontrerà anche gli attivisti di Ultima Generazione.
Su tutt’altro fronte troviamo un ministro come Matteo Salvini, che è arrivato l’altro giorno a negare addirittura la fusione dei ghiacciai, ovvero la loro massiccia riduzione, qualcosa di visibile ormai a occhio nudo e persino da valle. Stesse posizioni di Salvini sono condivise da molti leghisti, da Bagnai a Malan, oltre ai giornali di destra il Giornale e La Verità (Libero ha scelto invece una linea moderata e meno negazionista).
Poi ci sono le posizioni dei governatori come Luca Zaia e di molti sindaci, che si trovano in situazioni tragiche di emergenza di fronte alle quali negare significherebbe esporsi al pubblico ludibrio, anche perché la richiesta fondi si basa proprio su uno stato di emergenza. Anche il ministro Nello Musumeci si è schierato di recente contro i negazionisti, parlando di emergenza climatica. Infine, abbiamo Giorgia Meloni, che sempre qualche giorno fa ha parlato di emergenza “metereologica”, non climatica, promettendo un piano straordinario di fondi contro il dissesto, annuncio subito seppellito dalla notizia del taglio di sedici miliardi del Pnrr, di cui una parte proprio dedicata al dissesto del territorio.
Insomma, la posizione del governo sul cambiamento climatico è del tutto schizofrenica, contraddittoria, si potrebbe dire anche abbastanza folle. Perché di fronte a una emergenza tale, ci si aspetterebbe almeno un minimo di compattezza. Pensiamo se, durante il Covid, ogni persona del governo e ogni governatore avessero assunto posizioni diverse. Ci sarebbe stato il caos, la gente sarebbe stata confusa, i morti sarebbero cresciuti. Lo stesso per il clima: il governo non può andare avanti così, in questo stato di confusione, contraddizione e negazione. Occorre prendere una posizione chiara e unita. Vogliono scegliere la linea negazionista? Lo facciano, ma con coraggio e mettendoci la faccia e ignorando tutti gli appelli del capo dello Stato, ultimo proprio quello di oggi (oltre a tutti i sondaggi che vedono gli italiani angosciati in massa per la crisi). E poi gli elettori decideranno. Vogliono invece sposare un minimo la causa climatica? Bene, allora Meloni dovrebbe imporre un silenzio sul tema e una linea comune, e azioni coerenti con quanto scelto. Perché non lo fa? Non penso convenga al governo questa bailamme di posizioni diverse; o forse invece sì, ciò che fa proprio gioco è giocare tutte le parti in commedia, in modo da rappresentare tutte le posizioni, confondendo e nascondendo i veri intenti.
Ma com’è noto il tema è serio e ne va della vita di tutti. Questo siparietto tragico e surreale deve finire, specie dopo il monito di Mattarella. Meloni parli ai suoi e imponga una linea comune sul clima, evitandoci questo spettacolo che ci rende veramente indegni di fronte all’Europa. Lo deve ai suoi elettori e lo deve a tutti gli italiani, che devono sapere con chiarezza cosa pensa il governo sull’emergenza climatica e cosa intende fare. O non fare. Nessun’altra posizione è moralmente ammissibile.