“La Cina è avanti a tutti nel mondo sulle auto elettriche perché possiede i materiali necessari alla costruzione delle batterie. Litio, cobalto, terre rare: l’Europa ne controlla il 2% a livello mondiale, con prospettive di arrivare al 5% entro il prossimo decennio. Ma non di più, perché tutto il resto è in mano a aziende cinesi, che ne controllano prezzi e distribuzione”. Il numero uno del Gruppo Renault e dell’Acea (l’associazione dei costruttori europei), ha approfittato di un incontro con la stampa italiana nel corso del Viva Festival di Locorotondo, di cui il marchio francese è sponsor, per fare il punto su mobilità e transizione energetica.

“A pesare è anche la questione delle regole“, aggiunge il top manager italiano: “In Cina, oltre a usufruire di un mercato del lavoro meno costoso, si produce energia bruciando carbone sostanzialmente senza limiti all’inquinamento. In Europa invece abbiamo norme molto più stringenti riguardo all’eco sostenibilità. Senza dimenticare che l’industria cinese investe circa 100 miliardi all’anno sulla mobilità elettrica, una cifra monstre che l’Europa non può permettersi”.

Per De Meo, la conseguenza di queste premesse è che la competizione risulta falsata: “E’ come se in una partita di calcio si giocasse in 15 contro 11. Ciò nonostante Renault, come gli altri competitor europei, è in campo e non si tira indietro. Non è un caso che nel vecchio continente ci siano aziende automotive vecchie di oltre cent’anni, che sono sopravvissute a guerre, epidemie e altre calamità. Riusciremo a sopravvivere anche a questo”.

C’è spazio nel ragionamento di De Meo anche per diverse critiche, sia alle istituzioni europee che ai costruttori: “A Bruxelles manca una strategia industriale, c’è un gruppo di estremisti dell’elettrico che non si rende conto, o forse non vuole, di quanto il domani sia complesso. Si ostinano a vedere la foto del futuro, mentre dovrebbero guardare il video: ovvero il percorso delle nuove tecnologie negli anni a venire”.

Quanto a chi produce auto, il mea culpa di de Meo riguarda il fatto che gli è “mancato il coraggio nello spiegare che esistono alternative all’elettrico, e che i carburanti sintetici come gli e-fuel, ad esempio, potrebbero già essere utilizzati”.

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