Un paniere di prodotti di prima necessità a prezzi calmierati dal primo ottobre al 31 dicembre. È quello di cui ha discusso questa mattina -4 agosto – il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, all’incontro con le associazioni della distribuzione moderna e del commercio tradizionale. L’obiettivo è raggiungere un’intesa entro il 10 settembre e mettere un freno all‘inflazione che, per il “carrello della spesa”, si attesta ancora al +10,4%. Ma l’idea del trimestre salva-spesa non piace né a commercianti e produttori, né alle associazione di consumatori. Il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, la definisce “una sceneggiata di Urso senza effetti reali sulle tasche degli italiani”.

Una nota diffusa dal Mimit spiega che il protocollo (a cui non partecipa l’industria della trasformazione) darà il via al trimestre anti inflazione sul “carrello della spesa”. Durerà dal 1 ottobre al 31 dicembre e prevedrà prezzi calmierati su una selezione di articoli (anche beni primari non alimentari, come i prodotti per l’infanzia) attraverso diverse modalità: l’applicazione di prezzi fissi, attività promozionali sui prodotti individuati, e iniziative sulla gamma di prodotti a marchio, come carrelli a prezzo scontato o unico. Le modalità, spiega la nota, saranno definite con le associazioni che hanno sottoscritto l’accordo entro il 10 settembre.

Il ministro Urso, che era già intervenuto su Twitter richiamando tutti gli attori coinvolti a “uno sforzo comune”, è convinto che il paniere calmierato darà un netto colpo all’inflazione. “Avrà un ruolo importante nel contenimento dei prezzi e nella tutela del potere di acquisto delle famiglie”, ha dichiarato, sottolineando “il contributo centrale svolto dalle associazioni dei consumatori, con cui condividiamo un percorso virtuoso nell’affrontare questa sfida”.

Eppure, Dona di Unc ha definito la misura “una sceneggiata. Un’operazione di marketing e di facciata fatta dal ministro Urso solo per poter dire agli italiani, attraverso spot su tutti i canali media, di essere intervenuto contro l’inflazione, ma che è priva di qualunque impegno concreto e di effetti reali per le tasche degli italiani”. “Si tratta di una letterina a Babbo Natale – continua – in cui tutti si impegnano genericamente a diventare più buoni, ma senza dire come, in che modo. Una presa in giro e un insulto per quelle famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. È incredibile che il ministro prosegua imperterrito nonostante i no ricevuti, invece di rivedere le sue proposte con interventi più strutturali, per esempio abbassando le bollette di luce e gas della famiglie e delle imprese”, prosegue. Inoltre, Dona sottolinea come il protocollo d’intesa sia stato varato “senza neanche un voto o un parere del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (Cncu), unico organo rappresentativo delle associazioni dei consumatori e degli utenti riconosciute a livello nazionale, incaricato per legge a esprimere pareri e formulare proposte in materia di tutela dei consumatori e a firmare protocolli d’intesa”, conclude.

Un netto “no” è arrivato anche dalle industrie del settore, nonostante l’esecutivo abbia assicurato che la modalità di adesione sarà flessibile, nel rispetto della libertà d’impresa. Secondo Centromarca (Associazione italiana dell’industria di marca) e Ibc (Associazione industrie beni di consumo) il trimestre anti-inflazione “non è praticabile per aspetti sostanziali, di carattere formale e giuridico”, a partire dai ridotti margini di profitto delle imprese e da problemi relativi alle norme antitrust. Anche Unionfood ha espresso dispiacere per le dichiarazioni di Federdistribuzione, ribadendo che qualsiasi intesa non possa prescindere dal coinvolgimento di tutti gli operatori della filiera alimentare nel senso più ampio, dall’energia alla logistica.

Intanto i dati Istat sui consumi continuano a calare a giugno. In modo “disastroso” secondo le associazioni di consumatori. Assoutenti calcola che le famiglie stiano tagliando consumi per 1.075 euro annui a famiglia. Poi, in una nota congiunta con Federconsumatori e Adoc (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori), esprime rammarico per la rottura della trattativa tra il Ministero delle Imprese e la grande distribuzione organizzata. Anche l’Unione nazionale consumatori definisce i numeri sulle vendite al dettaglio “pessimi” e interviene sull’eventuale trimestre salva-spesa. In questo caso, però, il presidente Massimiliano Dona parla di pericolo scampato e si dice entusiasta perché l’intesa con produttori e distributori sarebbe stata “una pubblicità ingannevole che ci saremmo riservati di denunciare all’Antitrust”.

Sono all’insegna della preoccupazione anche i commenti ai dati Istat delle associazioni del commercio, da Federdistribuzione a Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa). Confesercenti sottolinea come lo scenario negativo sui consumi si protragga da più di un anno e pesi soprattutto sui negozi che hanno registrato un crollo del volume di vendita del 6% nei primi sei mesi dell’anno. L’ufficio economico di Confcommercio, infine, vede nei consumi deboli un segnale coerente con la riduzione del Pil nel secondo trimestre.

L’accordo è stato siglato da Urso e dai rappresentanti di Federdistribuzione, Associazione Nazionale Cooperative dei Consumatori COOP, Associazione Nazionale Cooperative fra i Dettaglianti, Confcommercio – Imprese per l’Italia, Federazione Italiana Esercenti settore Alimentare – Fiesa Confesercenti, Federfarma – Federazione nazionale unitaria dei titolari di farmacia italiana, A.S.SO.FARM. Federazione Aziende e Servizi Socio Farmaceutici, Federazione Farmacisti e Disabilità Onlus, Movimento Nazionale Liberi Farmacisti (MNLF) – Confederazione Unitaria delle Libere Parafarmacie Italiane (CULPI), Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane, Unione Nazionale Farmacisti Titolari di Sola Parafarmacia (UNaFTISP). Il presidente di Federdistribuzione, Carlo Alberto Buttarelli, ha accusato l’industria della trasformazione di non voler firmare con “argomentazioni pretestuose e strumentali” e ha manifestato la volontà di ricercare comunque “possibili forme che consentano di contrastare l’inflazione, a tutela di famiglie e consumi”.

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