“Il mio assistito non ha mai fatto alcun dossier, ha sempre fatto il suo lavoro nel rispetto delle regole”. A tre giorni dallo svelamento di una inchiesta della procura di Perugia su un ipotizzato dossieraggio ai danni di diverse personalità da parte di un finanziere, è il legale dell’indagato a parlare. L’avvocato Massimo Clemente, difensore di Pasquale Striano, l’ufficiale della Guardia di Finanza indagato per accesso abusivo a sistema informatico nell’inchiesta trasferita da Roma a Perugia all’Adnkronos dichiara: “Siamo colpiti dal clamore che ha assunto questa vicenda. Abbiamo appreso dalla stampa che l’indagine dalla procura di Roma è stata trasferita a quella di Perugia. Davanti ai magistrati di piazzale Clodio – spiega il penalista – il mio assistito ha reso un interrogatorio dove ha fornito la sua versione dei fatti e non ha difficoltà a farlo nuovamente davanti ai pm di Perugia. Ora confidiamo che il lavoro della magistratura sia rapido per poter dimostrare che non ha commesso alcun reato: ha sempre svolto il suo compito con rigore, senso del dovere e non ha mai divulgato notizie a terzi”. “Il suo lavoro era investigare, lo fa da quasi trent’anni. Faceva parte di un gruppo che si occupava di indagini sulla criminalità organizzata. E se nel corso delle attività si è imbattuto in nomi di politici il suo lavoro è sempre stato sottoposto al vaglio dell’autorità giudiziaria. Non ha mai usato le indagini – ribadisce il difensore del finanziere – per attività di dossieraggio”.
Le indagini – partite dopo la denuncia del ministro della Difesa, Guido Crosetto – svolte in un primo momento dalla Procura di Roma e avevano portato ad individuare quale autore di alcuni accessi a banche dati pubbliche da ritenersi presumibilmente non leciti un appartenente alla Guardia di Finanza, in forza al Nucleo di polizia valutaria di Roma ma distaccato ad operare presso un gruppo di lavoro che si occupava dello sviluppo di “Segnalazioni di operazioni sospette” (SOS) presso la Procura Nazionale Antimafia. “Il soggetto era stato doverosamente iscritto nel registro delle notizie di reato per il delitto di cui all’art. 615 ter c.p. e dopo l’interrogatorio dell’indagato, che aveva rivendicato la piena correttezza del suo operato, essendo emersi dalle investigazioni svolte anche ulteriori possibili accessi non leciti – ha scritto in una nota il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone – Il procuratore della Repubblica di Roma, previa una riunione di coordinamento ed in pieno accordo con lo scrivente, trasmetteva, nell’aprile di questo anno, il fascicolo a questo ufficio, per le valutazioni di competenza”.