Il porno? Sì, ma al femminile. Anzi, femminista. Solo per le donne? No. “Il porno femminista è un’esperienza fisica, eccitante e culturale, tanto queer quanto inclusiva, che riguarda tutti”. Anzi, tutt*, con l’asterisco, per sottolineare la vastità indistinta del pubblico al quale si rivolgono queste produzioni a luci rosse. La frase è dell’artista Benedetta Panisson ed è raccolta in una lunga intervista a Repubblica.
Al piccolo-grande festival cinematografico di Amantea in Calabria, quel “Guarimba” nato 11 anni fa, quest’anno c’è anche una sezione di porno femminista. La Panisson è la curatrice dell’intera rassegna e spiega così la sua decisione: “Per me fare una sezione porno tout court non era interessante ma farne una di porno femministi sì, un piccolo passo per affrontare il tema approcciando anche quello di razza, genere, orientamento contro l’oggettivizzazione della donna”.
In un mondo che sembra caratterizzato da un consumo maschile, con prodotti mirati verso questa categoria di pubblico, la pornografia femminista non è però una novità. Nemmeno in Italia. È stata terreno di sperimentazione de Le ragazze del porno, un collettivo di registe italiane tra i 25 ai 70 anni, provenienti dal cinema, dal teatro, dalla tv e dalla videoarte. Nel 2011 si sono unite con l’obiettivo di realizzare cortometraggi d’autore e portare un nuovo punto di vista sulla sessualità e sulla pornografia nel nostro Paese.
Hanno prodotto due corti. Uno è Queen Kong, con la pornostar italiana Valentina Nappi. Poi c’è Insight, opera introspettiva, senza dialoghi, in cui un uomo osserva una donna nell’atto di masturbarsi.
Da allora è come fossero trascorse ere geologiche. Tutto il mondo del cinema è stato sconvolto dalla tempesta del Me Too, il movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne soprattutto nei luoghi di lavoro. Le accuse contro il produttore Harvey Weinstein hanno dato il via alla ribellione.
Una vena femminile ha continuato però a ispirare materiali a luci rosse. Ma com’è un porno femminista? In questa rassegna ne vedremo tre. Si vedranno tre piccoli film: Cravings (voglie) di Ori Pinch racconta come una donna in gravidanza, una futura mamma, reagisca in maniera super eccitata all’intraprendenza di uno sconosciuto che appare improvvisamente tra i reparti di un negozio alimentare.
Il secondo film si intitola Stalking Athens diretto da Officer Flower. Una turista di Berlino visita Atene e nello stadio dei Giochi Olimpici 2004 oggi abbandonato, incontra una giovane sconosciuta. Ne è evidentemente molto attratta. Celestial bodies è di Ryan Suits. Protagonisti due astronauti che lottano per resistere alle tentazioni su un’astronave aliena. Ma tra resistere e cedere il confine è davvero molto labile.
Ma qual è la caratteristica del porno femminista rispetto a quello mainstream che un tempo affollava le sale cinematografiche e oggi ha invaso la Rete? Non ha nulla a che vedere con l’utilizzo di ambientazioni più romantiche, con le tinte pastello, con le languide carezze. Insomma, tutti quegli stereotipi con cui viene descritta la sessualità femminile. Non c’entra nulla.
Il rovesciamento è nella prospettiva. Se nel porno tradizionale la donna è un oggetto, qui si esplora il punto di vista femminile sul piacere. Un piacere concluso e condiviso. Un esempio? Se la scena tradizionale si conclude sempre con l’eiaculazione maschile, qui è protagonista l’orgasmo femminile. Insieme al partner, ma anche solitario. Le attrici ricevono poi lo stesso compenso dei colleghi uomini e non devono rispondere ai più classici cliché della bambolona erotica. E la componente del consenso della donna, anche nella trama, è fondamentale.
Uno studio del 2017 che è stato pubblicato dalla rivista scientifica The Journal of Sex Research ha rrivelato che tra i 50 video più visti di Pornhub, una delle più note piattaforme di contenuti a luci rosse, l’orgasmo femminile è mostrato sullo schermo soltanto nel 18,3 per cento dei casi, mentre quello maschile nel 78 per cento. Uno stereotipo patriarcale: l’orgasmo maschile è l’obiettivo ultimo del rapporto sessuale etero. Il porno femminista vuole scardinare questa impostazione. Il piacere della donna è fondamentale.