Un ferro da stiro rovente appoggiato sulle mani, un cavo elettrico stretto con forza attorno al braccio, le botte date con cinture, sedie o pentole. Sono i racconti di un bambino che all’epoca dei fatti aveva otto anni. Secondo le testimonianze rilasciate dalla giovane vittima, gli autori dei maltrattamenti sono sua madre e il suo patrigno. Il ragazzino, di origine straniera, oggi è ospite di una comunità.
Le dichiarazioni del minore, come riportato da Il Resto del Carlino, sono state raccolte nel corso di un incidente probatorio davanti al gip del Tribunale di Ravenna, dove risiedeva con la famiglia. Secondo quanto ricostruito dalla polizia, i maltrattamenti sarebbero andati avanti per circa cinque anni, da quando la vittima ne aveva otto. La vita del ragazzino è stata molto travagliata: nato nel Ravennate, ha vissuto a intervalli nel paese d’origine, ospite di parenti, per poi rientrare per brevi periodi in Italia. La scuola frequentata a singhiozzi, fino al 2017, quando si è trasferito definitivamente in provincia di Ravenna, insieme alla madre e al patrigno.
È a questo punto che sarebbero iniziati i maltrattamenti. Secondo quanto raccolto dagli inquirenti, l’ira dei genitori era alimentata da futili motivi, come il rendimento scolastico o il troppo tempo passato a guardare la televisione. Per provare a proteggersi, ha raccontato al gip il minore, è più volte scappato di casa. Un volta la paura lo ha portato a vivere per strada per una settimana, alla giornata, dormendo nei parchi della zona. Notato da una scolaresca, sono intervenuti i carabinieri e da allora il ragazzo è stato affidato ai servizi sociali.