Per il Mediterraneo è una specie aliena e sta provocando danni all’ecosistema perché mangia vongole e ostriche e non ha nelle nostre acque un predatore naturale. Il granchio blu chiamato ‘cinghiali di mare‘ dai pescatori per Fedagripesca-Confcooperative provocano 100mila euro al giorno dii costi per essere smaltiti dopo la cattura da parte dei pescatori che lottano per mettere in salvo le loro produzioni. Gli operatori ittici di Emilia-Romagna, Veneto e Toscana sono impegnati a debellarli a Goro, Scardovari e Orbetello. Ma il crostaceo finisce già nei piatti di alcuni italiani. Da alcuni granchi blu in vendita a 8,95 euro al chilo, nei punti vendita della provincia di Grosseto di Unicoop Tirreno dotati di banco pescheria: i crostacei sono forniti dalla cooperativa Orbetello pesca lagunare, già tra i fornitori di Unicoop Tirreno. Il crostaceo, detto granchio reale blu o granchio azzurro (Callinectes sapidus) è originario delle coste atlantiche del continente americano, e per il suo gusto trova ampio utilizzo alimentare in stati Usa come il Maryland e la Virginia. Negli ultimi anni si è diffuso in Europa raggiungendo anche l’Italia e la Toscana, con una veloce proliferazione, e una forte preoccupazione per i danni agli allevamenti ittici e alla biodiversità: il granchio blu si nutre, tra l’altro, di altri crostacei e anche di piccoli pesci. La questione è stata posta anche all’attenzione del governo. Nella bozza del dl asset e investimenti sono previsti 2,9 milioni a favore dei consorzi e delle imprese di acquacoltura che provvedono alla cattura ed allo smaltimento dal 1 agosto 2023.
Sono diverse le soluzioni sul tavolo per cercare di limitare la presenza dei granchi blu, a partire dalla creazione di una vera e propria filiera, e quindi dalla pesca alla trasformazione in mangimi, fino al consumo nelle tavole dei ristoranti. Tra le ipotesi al vaglio anche una lotta biologica, adattando in mare quello che è stato fatto sulla terraferma nei frutteti con le vespe samurai per contrastare la cimice asiatica.
I cambiamenti climatici minacciano l’ecosistema dei nostri fondali marini, attraverso l’’invasione di specie aliene, provenienti da altre latitudini, che soppiantano le specie autoctone e alterano profondamente un delicato equilibrio. “È quello che sta accadendo quest’anno con l’emergenza del granchio blu, il Callinectes sapidus, che ha un pesante impatto ecologico, per la riduzione della biodiversità, ed economico, per i danni alla pesca in particolare”, spiega all’Adnkronos Salute Ernesto Azzurro, dirigente di ricerca all’Istituto per le Risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Irbim-Cnr) di Ancona, particolarmente esperto di pesci alieni. Un fenomeno che si prevede in ascesa. “Il nostro istituto – riferisce Azzurro – lavora su modelli in cui si proietta la futura distribuzione di queste specie ittiche invasive rispetto ai diversi scenari di cambiamento climatico. Quello che osserviamo è una progressiva espansione del fenomeno. Queste specie amplieranno la loro presenza nel Mediterraneo per l’aumento delle temperature, ma anche della salinità“. “Prevediamo – continua il biologo – una progressiva e rapida espansione geografica di queste specie e, dall’altra parte, il declino di specie native del Mediterraneo, con minore affinità termica. Faccio un esempio concreto: la salpa che è il nostro pesce erbivoro che tutti conoscono, specie comune in tutte le coste italiane, verrà sostituita probabilmente dai pesci coniglio, erbivori e anche dalla puntura velenosa. Questa cosa è già successa nei settori più orientali del Mediterraneo. Se noi andiamo in Libano, in Turchia, in Grecia, a Cipro, vediamo quasi completamente pesci coniglio, mentre la salpa scompare progressivamente. Questo è un esempio di sostituzione”. Il granchio blu non è l’unico alieno che ha trovato casa in Italia ci sono anche il pesce flauto, il gambero della Luisiana, il vermocane, la cozza zebrata e il pesce siluro.