L’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva, che si terrà lunedì alle 17, ha sul tavolo un decreto omnibus. Al suo interno c’è un po’ di tutto: dagli interventi sui taxi, al caro voli, passando per il granchio blu fino allo stop al limite di 240mila euro per i compensi della società Ponte sullo Stretto. E all’articolo 7 della bozza di decreto il governo Meloni ha anche deciso di innalzare i limiti elettromagnetici per il 5G. Una scelta molto contestata dalle associazioni ambientaliste e dai Verdi.

L’obiettivo, si legge nella bozza del decreto, è quello di “potenziare la rete mobile e garantire a utenti e imprese l’offerta di servizi di connettività di elevata qualità, senza – viene precisato – pregiudizio per la salute pubblica“. Così entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto viene stabilito che “i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità” attualmente previsti da un legge del 2001 verranno “adeguati alla luce delle più recenti e accreditate evidenze scientifiche, nel rispetto delle regole, delle raccomandazioni e delle linee guida dell’Unione europea“. Tradotto: i limiti di emissioni elettromagnetiche, attualmente fissati a 6 V/m (volt su metro), verranno innalzati. Nessun riferimento al nuovo limite ma, secondo quanto trapela, la scelta dovrebbe ricadere sui 24 V/m. Si tratterebbe di un avvicinamento dei limiti italiani a quelli consigliati dall’Europa (61 V/m).

Per Legambiente si tratta di “una scelta pericolosa e insensata“. “Continuiamo a ripeterlo con forza da anni: non esiste nessun motivo per innalzare il valore di attenzione per i campi elettromagnetici generati dalle alte frequenze se non quello economico da parte dei gestori delle telecomunicazioni che intendono, dopo aver acquistato le licenze per il 5G, risparmiare sui costi delle infrastrutture” dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale dell’associazione. “Quella che si appresta a prendere il Governo Meloni è una scelta insensata – prosegue Ciafani – che accontenta le richieste di parte dell’industria del settore e di Asstel, ma che si rivela potenzialmente pericolosa per la salute della popolazione, considerando che le ultime ricerche mettono ben in evidenza come gli attuali 6 V/m siano cautelativi“.

“Così si baratta la salute e il principio di precauzione con un regalo alle grandi compagnie di telecomunicazioni”, sottolinea a ilfattoquotidiano.it Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs. “Le società di telecomunicazioni – continua – hanno chiesto al governo di portarli a 61 V/m, 10 volte di più di quelli attuali, con una densità di potenza 100 volte maggiore“. Bonelli si dice “favorevole alla digitalizzazione del Paese ma questo obiettivo – sottolinea – è possibile raggiungerlo con gli attuali limiti: le società di telecomunicazione dovranno investire di più“. Molte volte, nel corso degli anni, si è tentato di innalzare questo limite sulla spinta proprio delle compagnie di telecomunicazioni che hanno più volte chiesto di innalzare i valori di esposizione elettromagnetici da 6 V/m al limite massimo europeo di 61 V/m. La richiesta di febbraio del 2022 presentata da Assotelecomunicazioni alla Commissione del Senato veniva motivata citando uno studio del Politecnico di Milano per Asstel “che ha stimato, in presenza degli attuali limiti, la necessità di 27.900 interventi aggiuntivi, sia in termini di reingegnerizzazione di siti esistenti, sia di siti nuovi, con un esborso incrementale per questo motivo di circa 4 miliardi di euro a carico degli Operatori radiomobili”. Praticamente l’obiettivo potrebbe essere comunque raggiunto aumentando il numero dei ripetitori (quindi più spese). Con l’innalzamento del limite, invece, le compagnie potrebbero solamente aumentare la potenza (e le emissioni) degli attuali ripetitori già presenti.

I favorevoli all’innalzamento dei limiti sottolineano come quasi tutti gli Stati europei prevedono già una soglia massima a 61 V/m, mentre l’Italia è il Paese con il limite più basso. “A parte che ci sono Stati che hanno valori uguali a quelli italiani – replica Bonelli – il problema è che negli altri Stati questi valori sono misurati sui picchi massimi mentre in Italia la legge è stata modificata e questi valori vengono misurati su tutta la giornata. Significa – continua il co-portavoce di Europa Verde – che a fare la media concorrono anche le ore notturne, dove il traffico di telecomunicazioni ad alta frequenza praticamente si azzera, e quindi questo comporta che i picchi durante la giornata in Italia arrivano ad essere molto molto alti”.

Il deputato di Avs contesta anche un altro punto al decreto. Al quarto comma è previsto l’affidamento del monitoraggio alla Fondazione Bordoni che “entro il 31 ottobre di ogni anno” dovrà pubblicare “un rapporto sui valori reali di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico ambientali delle reti mobili”. Una fondazione “di cui una parte dei componenti ha avuto rapporti di lavoro con le società di telecomunicazione”, sottolinea Bonelli che ritiene un grave errore, invece, escludere “Ispra e Iss, l’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale e l’Istituto Superiore di Sanità“. I Verdi, pertanto, chiedono al governo di rivedere la scelta e lasciare i limiti attualmente in vigore. Sulla stessa linea Legambiente che chiede al Governo e alle Commissioni, insieme alle 95 realtà della Rete 6 V/m, “di aprire anche un tavolo di lavoro e di confronto per ragionare insieme – aggiunge il presidente Ciafani – sulle possibili strategie da mettere in campo, raggiungendo gli auspicabili e fondamentali obiettivi di digitalizzazione, mettendo in primo piano la salute dei cittadini e delle cittadine, a partire dalle fasce di popolazione più sensibili”.

Intanto un gruppo di oltre 50 esperti di effetti biologici dei campi elettromagnetici ha firmato un appello rivolto al governo per chiedere di adottare limiti di legge adeguati a proteggere la salute della popolazione. Fiorenzo Marinelli, già ricercatore dell’Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna, spiega: “Un aumento dei limiti sarebbe una scelta del tutto irrazionale e pericolosa per la salute pubblica, visto che la ricerca scientifica ha dimostrato che gli attuali standard di sicurezza sono inadeguati”.

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